Risoluzione del finito nell'infinito
Secondo Hegel, la Realtà è un organismo unitario in cui le parti sono manifestazione del Tutto. Questa totalità, non avendo nulla fuori di sé, è l’Assoluto, cioè l’Infinito.
Il finito (gli enti, cioè gli individui concreti e le cose) è manifestazione parziale dell’Infinito, poiché il senso di ogni cosa finita è possibile comprenderlo solo alla luce delle relazioni dialettiche che stabilisce con altri enti finiti.
Insomma, tutti i finiti hanno senso solo se rapportati (relazione dialettica) tra di loro all’interno dell’Infinito. Ogni cosa, dunque, è manifestazione di Dio (Assoluto, Infinito, Ragione)
Il primato, così, non spetta alle singole cose (neanche ai singoli uomini!), ma alla totalità della realtà: Hegel afferma che il vero è l’intero (Prefazione alla Fenomenologia dello Spirito) e che la parte ha senso solo se letto come momento del Tutto (Organicismo: la realtà è un tutto le cui parti sono funzionalmente connesse tra di loro).
Conseguenze dell’impostazione hegeliana
L’analisi filosofica di Hegel intende scovare la razionalità all'interno della realtà, contrapponendosi, così, sia alla filosofia di Kant che a quella di Fichte. Se osserviamo il mondo storico, ad esempio, ci si rende conto che anche gli eventi apparentemente negativi presentano, invece, una loro logica all'interno del complesso del reale.
Se Dio con la sua razionalità è nel mondo, allora vuol dire che:
1. La realtà è razionale.
2. La storia è la scena dove lo Spirito si manifesta e si riconosce gradualmente.
3. Lo svelamento dell’Assoluto è processuale: è divenire, cioè il processo di svelamento è dialettico.
4. Il principio del movimento del mondo storico è immanente.
5. Si ha il monismo panteistico.
6. Anche l’uomo, in quanto ente finito, è espressione dell’Infinito.
Il finito ovvero l'universale concreto
Se l’ente individuale esprime l’Assoluto, allora esso è l’universale concreto, nel senso che è l’universale che si manifesta nel concreto. Esempio: la mela e la pera (determinazioni concrete) acquistano senso solo di fronte al concetto di frutta (universale) e questo si manifesta nelle loro esistenze concrete. Quelle entità singole sono chiamate “mela” e “pera”, e sono quindi intellegibili, solo in quanto il concetto universale di “mela” e di “pera” le categorizza concettualmente, rendendole riconoscibili.
Hegel supera i dualismi di Fichte e Kant (adesso finito e Infinito, essere e dover essere coincidono), ma supera anche Schelling, che non era stato capace di spiegare i rapporti tra Infinito e finito. L’Infinito, che è Soggetto e non sostanza oggettiva, supera continuamente il finito.
Tutto ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale (Chiasmo tratto da Prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto)
Dentro la realtà vi è l’Assoluto, detto anche Idea o Ragione. Quindi, ogni evento storico ha una sua intrinseca razionalità, anche quando appare negativo. Va fatta una distinzione. Con il termine reale Hegel non intende ogni esistente, ma indica ciò che di razionale vi è riconosciuto al suo interno attraverso la riflessione filosofica (dialettica). Quando di un esistente (l’accidentale, il contingente) riusciamo a capirne le connessioni e il significato alla luce dell’intero, allora ne abbiamo rintracciato la intrinseca razionalità. Una guerra (che è un esistente), presa da sola, non ha senso se non la facciamo comunicare con il tutto (la realtà), cioè con le altre che la precedono (altre esistenti), con i movimenti di pensiero (anche questi sono esistenti) che l’hanno causata e con i nuovi assetti politici (esistenti) che ha generato.
Quando tutte queste cose sono messe in connessione, si riconosce, all'interno di ogni evento – fenomeno, la sua razionalità, come se Dio avesse deciso di manifestarsi attraverso il sangue pur di far vincere idee di libertà o per creare un nuovo sviluppo umano (si potrebbero fare numerosi riferimenti storici: Rivoluzione francese, Rivoluzioni liberali, Restaurazione, Bonapartismo). Così, vediamo che l’Assoluto è processo storico in movimento, è divenire: la sua legge è la Dialettica.
Riassumendo
La razionalità della realtà consiste nella struttura di connessione tra gli enti finiti che si rapportano dialetticamente tra di loro: questo insieme è manifestazione dell’Assoluto. La dialettica riconoscere questi legami fra le cose singole, le riconnette a unità e, così, “scopre”, ala razionalità della realtà.
Se la realtà è razionale, allora il dover essere non è un compito infinito, ma è già realizzato! Infatti, secondo Hegel, ciò che è, è ciò che deve essere. Siamo noi, che con lo strumento della filosofia, dobbiamo metterci dalla prospettiva dell’universale e riconoscere la razionalità dispiegata del nostro mondo, anche dove le cose appaiono negative o senza logica.
Adesso è chiaro perché la filosofia di Hegel è chiamata Idealismo: il finito, cioè il mondo concreto, in ultima analisi è ideale, cioè manifestazione della Ragione (Infinito, Idea).
In altre parole: il principio della realtà non è materiale ma è ideale, dunque:
1. Il finito esiste solo e soltanto in quanto manifestazione dell’Infinito: questa è la risoluzione del finito nell'infinito.
2. Se l’idea è il fondamento della realtà, allora vi è corrispondenza tra pensiero ed essere (Panlogismo).
Funzione della filosofia: Giustificazionismo
Se il mondo è razionale, che funzione ha la filosofia? Hegel critica gli illuministi e la loro pretesa di giudicare la storia tramite la loro ragione, e gli oppone la concezione secondo la quale la filosofia deve comprendere dialetticamente ciò che è già compiuto, cioè la Ragione dispiegata nel mondo, riconoscendo che anche gli elementi negativi hanno un senso razionale se rapportati al complesso della realtà. Se la realtà è compiuta, significa che la filosofia, visto che non può cambiare, migliorare o giudicare, ha un compito giustificazionista, poiché deve comprendere la razionalità di un evento concreto, cercando di capire come al suo interno vi sia razionalità, concetto, unione con l’universale. Insomma, la filosofia deve giustificare che il mondo è espressione della Ragione.
La filosofia, sostiene Hegel, è come la nottola di minerva, che vola al tramonto quando è troppo tardi:
Del resto, a dire anche una parola sulla dottrina di come dev'essere fatto il mondo, la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell'e fatta. Ciò che il concetto insegna, la storia mostra appunto che è necessario: che, cioè, prima l'ideale appare di contro al reale, nella maturità della realtà, e poi esso costruisce questo mondo medesimo, colto nella sostanza di esso, in forma di regno intellettuale. Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e dal chiaroscuro, esso non si lascia ringiovanire, ma soltanto riconoscere: la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo.
(G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Prefazione, Laterza, Bari 1965, pag. 17).
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