Kant suddivide la ragione in:
1. teoretica: si occupa di "conoscere" le cose. Essa può essere pura o empirica.
2. pratica: ci dice "come" agire nei confronti delle cose. Anch'essa può essere pura o empirica.
Ragione teoretica empirica: la ragione e i suoi contenuti che provengono dall'esperienza (dati, relazioni causali specifiche), dunque a posteriori.
Ragione teoretica pura: la ragione e i suoi elementi che non provengono dall'esperienza, cioè quelli a priori e innati: le intuizioni pure di spazio e tempo e i concetti puri (le 12 categorie). Si chiamano FORME A PRIORI. Queste sono strumenti formali che filtrano e organizzano i dati che provengono dall'esperienza.
Nella critica della ragion pura Kant analizza le condizioni di possibilità dell'esperienza scientifica, dunque studia lo strumento a questa preposta: la ragione teoretica e i suoi elementi puri, cioè a priori (spazio, tempo e 12 categorie).
Il titolo Critica della ragion pura significa, dunque, studio critico degli elementi a priori della ragione umana.
Cosa studia Kant?
I limiti e la validità delle forme a priori, che coincideranno con l'esperienza:
oltre questa non si possono applicare le forme a priori (LIMITE);
entro questa le forme a priori esercitano legittimamente le loro pretese conoscitive (VALIDITÀ).
Posta questa premessa, analizziamo il contesto filosofico nel quale si sviluppa il pensiero di Kant, cioè la critica di Hume ai presupposti della scienza e alla metafisica.
L'empirismo scettico di D. Hume aveva minato il fondamento della scienza: la relazione causale. Essa non possiede alcuna necessità né universalità.
PERCHE'?
La relazione causale presenta due fatti (causa ed effetto) che in natura sono sempre uno dopo l’altro.
Ma la frequente compresenza di entrambi è una coincidenza o tra di loro vi è un legame necessario?
Hume si rende conto che nella natura della causa non è deducibile razionalmente la natura dell’effetto; quando noi prevediamo che ad una certa causa seguirà un certo effetto, lo facciamo in virtù dell’abitudine dell’osservazione dell’esperienza passata.
Se io dovessi trovarmi davanti una causa nuova, per me sarebbe impossibile dedurre a priori quale effetto produrrà. Ciò significa che la relazione causale non è necessaria e non è universale: causa ed effetto non esibiscono alcun legame necessario (no necessità) e di conseguenza sarei costretto a verificare ogni volta che a certe cause corrispondono certi effetti (no universalità).
La causalità, non mostrando legami necessari tra soggetto e predicato, non possiede nessuna affidabilità predittiva. Inoltre, proprio questa sua precarietà mostra come nella natura sia difficile rintracciare delle regolarità.
Esempio 1
Il calore (causa) dilata i metalli (effetto) esibisce un legame che noi supponiamo necessario non in virtù di caratteristiche intrinseche della natura dei due fenomeni (causa ed effetto), ma in virtù dell’abitudine ad averli osservati in passato sempre succedersi l’uno dopo l’altro.
Esempio 2
Nel gioco del biliardo, perché prevedo che la pallina A colpirà la pallina B? me lo insegna l’esperienza passata. La ricorrente associazione tra il colpo e il movimento della palla, mi fa pensare che l’effetto sarà necessario e dunque presente anche in futuro. Ma questa è solo una supposizione dovuta all'abitudine.
Hume credeva che una vera scienza debba fondarsi su proposizioni necessarie e universali, come quelle matematiche, nelle quali il soggetto è legato per sua natura al predicato.
Esempio:
il triangolo ha tre angoli: il predicato dice qualcosa che necessariamente è compreso nel soggetto.
Queste proposizioni sono necessarie e universali, ma purtroppo, non sono feconde, cioè non aggiungono conoscenza, sono analitiche e tautologiche, non possono costituire il fondamento della scienza
Per i difetti delle due tipologie di proposizioni affrontate, la scienza risulta impossibile (empirismo scettico).
Kant riprende e corregge il discorso di Hume. La dottrina gnoseologica kantiana riprende la distinzione di Hume fra proposizioni matematiche e proposizioni della scienza fisica:
GIUDIZI ANALITICI A PRIORI
Le proposizioni matematiche di Hume
GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI
Le proposizioni delle scienze fisiche, come la relazione causale di Hume
Giudizi analitici a priori: sono giudizi perché uniscono un soggetto e un predicato; analitici perché il predicato esplicita quanto è già implicito nel soggetto; a priori perché non c’è bisogno dell’esperienza per verificarne la verità. Sono sempre VERI, UNIVERSALI, NECESSARI. Non sono fecondi poiché non aggiungono conoscenza, ma dicono qualcosa di scontato sul soggetto. Si basano sui principi
logici di identità e non contraddizione.
Esempi:
I corpi sono estesi
Il triangolo ha tre angoli
Giudizi sintetici a posteriori: giudizi perché uniscono un soggetto e un predicato; sintetici perché il predicato aggiunge qualcosa di nuovo che non è deducibile dalla natura del soggetto; a posteriori poiché devo verificarne la veridicità ogni volta tramite l’esperienza. Sono fecondi ma non sono universali né necessari. Si basano sull'esperienza e sono quelli della scienza della natura.
Esempi:
Il calore dilata i metalli
La palla A colpirà la palla B
Kant è convinto che anche la conoscenza scientifica (la fisica) può essere non solo feconda ma anche universale e necessaria (Hume lo negava).
Come è possibile?
Kant sostiene che anche le proposizione scientifiche si basino su giudizi che esibiscono la stessa necessità e universalità della matematica. Questi sono i giudizi sintetici a priori. Ecco alcuni esempi di giudizi sintetici a priori:
Tutti i fenomeni hanno una causa;
In tutti i mutamenti del mondo corporeo la quantità della materia rimane invariata;
In ogni trasmissione del movimento, l’azione e la reazione devono essere ognora uguali fra loro;
MATEMATICA
Tutti i giudizi della matematica sono sintetici a priori: le addizioni prevedono un predicato che non è compreso nel soggetto. Es.: 4+9=13, il concetto di 9 non è compreso nel concetto di 4, dunque il
numero 13 è una sintesi che si ottiene con una operazione intellettuale; Tra due punti la linea retta è la più breve.
Spieghiamo gli esempi
Sono sintetici: se guardate i predicati, essi non sono impliciti nel soggetto e aggiungono qualcosa di nuovo dello stesso. Sono a priori: se guardate i predicati, essi, per essere ritenuti veri, non hanno bisogno di essere verificati empiricamente. Es.: è ovvio che tutti i fenomeni abbiano una causa, senza bisogno di vedere empiricamente ogni volta che ciò sia vero. Chiaramente, la causa specifica di un fenomeno, andrà verificata sperimentalmente volta per volta.
I giudizi sintetici a priori rappresentano il fondamento sul quale si "costruiscono" le proposizioni della scienza fisica. Detto altrimenti: ogni proposizione causale della scienza fisica che imparo con l'esperienza (es.: il calore dilata i metalli) si basa sul presupposto che "ogni fenomeno abbia necessariamente una causa". Sebbene devo capire nello specifico quale causa generi quel dato effetto, è certo che una causa di esso esiste!
Kant "dove" trova questi giudizi?
Il filosofo non li inventa, ma si accorge che sono innati in tutti gli essere razionali; questo significa che tutti gli saranno concordi sulla causalità, poiché tutti gli uomini organizzano l’esperienza scientifica secondo i giudizi sintetici a priori. Tra questi il più noto è il principio di causalità. Ecco dimostrata l'universalità e la necessità della relazione causale. Dunque, essa può garantire quella predittività e regolarità utile alla conoscenza scientifica.
Come si formano?
I giudizi sintetici a priori si formano a partire dalle forme a priori (spazio, tempo e le 12 categorie).
Questo significa che il concetto di causa (il giudizio sintetico a priori tutti i fenomeni hanno una causa) non è una proprietà della natura fisica, ma è una proprietà innata della ragione umana.
La causalità è una regola della ragione che organizza la conoscenza. Ma se essa è presente in tutti gli uomini, significa che l'oggettività della conoscenza non è nella natura, ma si trova nel soggetto umano. Insomma, non è la mente umana che si modella sulla realtà, ma la realtà è una costruzione del Soggetto, che filtra i dati tramite le sue forme a priori. Si parla di rivoluzione copernicana gnoseologica.
La rappresentazione della realtà è una costruzione della ragione che risulta dal condizionamento delle forme a priori sugli elementi spuri della realtà. La nostra conoscenza, dunque, è fenomeno, cioè apparenza (dal gr. phainómenon, ciò che appare). Se ne deduce che se esiste una realtà conoscitiva derivante dal condizionamento - inevitabile - delle forme a priori, dove esserci una realtà altra nella pienezza delle sue sfaccettature - che noi non cogliamo: la cosa in sé.
Insomma, le forme a priori, sebbene ci danno il vantaggio di una conoscenza feconda e universale, dall'altro rappresentano un limite, poiché noi vediamo la realtà "condizionata", non come essa è realmente. La cosa in sé, che Kant chiama anche "noumeno" ("intellegibile puro") è un postulato (cioè un principio indimostrato ammesso a priori come vero al fine di rendere ragione di un fatto, l'esperienza fenomenica). Detto altrimenti: se ho una conoscenza fenomenica filtrata dalle mie forme a priori, deve esserci per forza una realtà originaria scevra da questo filtro, una realtà nella sua pienezza.
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