Cos'è il New Deal
Con il termine New Deal (1933 al 1939, nuovo patto – nuovo indirizzo – nuovo corso) s’intende l’insieme delle riforme economiche e finanziarie proposte dal presidente americano democratico Franklin Delano Roosevelt per far fronte alla Grande Depressione.
La recessione americana si fondava sul circolo vizioso che integrava domanda, produzione e salari: i fallimenti di industrie e banche avevano generato disoccupazione e crisi dei salari, e quindi carenza del potere d’acquisto (crisi del mercato); ciò faceva abbassare la domanda di beni che, a sua volta, incideva negativamente sulla produzione, poiché il mercato non riusciva ad assorbire i prodotti delle industrie. Rompere questo circolo vizioso e far ripartire l’economia era compito dello Stato, senza compromettere i fondamenti del capitalismo.
I presupposti teorici
Il New Deal si fondava sui presupposti teorici di John Maynard Keynes (1883-1946), economista britannico che aveva denunciato sia la pace punitiva inferta alla Germania, sia lo squilibrio dell’integrazione dell’economia mondiale. Keynes metteva in discussione la legge di Say (economista francese vissuto tra il 1767 e il 1832), secondo la quale in caso di crisi, il mercato sarebbe stato in grado di autoregolarsi da solo, dunque si doveva lasciare libertà economica ed evitare l’intervento statale. Secondo Say, insomma, i prezzi e l’occupazione si sarebbero riequilibrati secondo la legge della domanda e dell’offerta. Keynes sosteneva, invece, che in caso di crisi è necessaria una deviazione dall’ortodossia liberista, poiché non è detto che il mercato riesca necessariamente ad autoregolarsi. A questo punto è lo Stato che deve intervenire a sostegno della domanda, la quale farà ripartire la macchina produttiva.
Come?
Sulla scia della dottrina di Keynes, il governo Roosevelt si è fatto carico di stimolare l’aumento della domanda, attuando investimenti produttivi, cioè lavori pubblici come la costruzione di strade, ponti, ferrovie e in generale infrastrutture che implicavano l’assunzione di manodopera e il conseguente assorbimento della disoccupazione.
Lo Stato – che adesso diventa datore di lavoro – deve assumere alcuni disoccupati per scavare buche e altri per riempirle. Questi, così, vedranno l’aumento dei salari e del conseguente potere d’acquisto, il quale gioverà alla produttività industriale. Questo, chiaramente, comporta un aumento di spesa pubblica, il quale genera un disavanzo (deficit di bilancio), che lo Stato avrebbe finanziato attraverso l’emissione di titoli di debito pubblico. Quando i salari si saranno rafforzati, lo Stato potrà recuperare quanto speso attraverso l’imposizione fiscale. Insomma, da una situazione di disavanzo si passerà a una di avanzo di bilancio (saldo positivo). Inoltre, gli investimenti statali per la costruzione delle opere pubbliche non avrebbero giovato solo ai lavoratori, ma anche al settore produttivo, poiché le infrastrutture avrebbero agevolato il commercio e, dunque, la vendita dei prodotti.
Il controllo dei prezzi
Sulla scia delle idee di Keynes, lo Stato – sempre nell'ottica della deviazione dalla dottrina liberista - interviene anche sui prezzi dei prodotti. Questi adesso non sono più regolati sul rapporto tra domanda e offerta, ma controllati dallo Stato.
I prodotti destinati al mercato internazionale furono abbassati, al fine di aumentare le esportazioni: ciò implicò la svalutazione del dollaro attraverso lo sganciamento della parità con l’oro.
I prodotti destinati al mercato interno furono mantenuti alti, per evitare la deflazione (abbassamento dei prezzi e dei profitti dei produttori).
ProvvedimentiSovrapproduzione, prezzi e concorrenza
1. Agricoltural Adjustment Act per l’agricoltura: assegnava premi in denaro a chi avesse limitato i propri raccolti, per contrastare la sovrapproduzione e il conseguente crollo dei prezzi (deflazione)
2. National Industrial Recovery Act per l’industria: garantiva protezione ai sindacati, promuoveva accordi fra le industrie finalizzati a ripartire le quote di mercato e stabilire prezzi minimi (sovvenzionando quelle in difficoltà) Insomma, volle creare una concorrenza leale. S’impose un limite alla produzione industriale per evitare la caduta dei prezzi (deflazione) . Questi due provvedimenti servivano a proteggere i produttori dal rischio della sovrapproduzione e della conseguente deflazione.
1.rinuncia al lavoro infantile e imposizione dei minimi salariali;
2.diritto di sciopero e obbligo della contrattazione sindacale, settimana lavorativa di 40 ore;
3.Social Security Act: sistema pensionistico e assistenziale, sussidi di disoccupazione.
Riforma fiscale
4. aumento imposte sui redditi più elevati (imposte dirette).
Fine del proibizionismo
Al fine di aumentare il gettito fiscale e finanziare le misure del New Deal, si pose fine al proibizionismo, in modo da portare sotto il controllo dello Stato un prodotto di largo consumo, sul quale poter applicare un'imposta indiretta (imposta sui consumi) che consentiva di ottenere entrate preziose per le casse dello Stato.
Le opposizioni al New Deal
Il governo Roosevelt incontrò opposizioni per i seguenti motivi:
a) Intervento dello Stato federale in economia
b) Maggior peso dell’esecutivo a discapito del Congresso
c) Aumento del debito pubblico per via dei costi delle politiche assistenzialiste
d) Aumento delle aliquote delle imposte dirette atte a colpire i redditi più elevati.
Risultati del New Deal: funzionò?
Il lato positivo fu l’introduzione del ruolo dei sindacati, la previdenza sociale, la tutela economica delle fasce più deboli (Welfare State). L’intervento statale in economia comportò la nascita di amministrazioni atte a gestire i cantieri statali come la WPA (Work Progress Administration), la Tennessee Valley Authority (TVA), che aveva il compito di costruire dighe, produrre elettricità e fertilizzanti nella valle del fiume Tennessee, particolarmente colpita dalla Grande Depressione. Queste società statali davano lavoro agli operai disoccupati e nello stesso tempo contribuivano a dotare la regione di infrastrutture utili a un futuro sviluppo.
Per il resto, però, le misure del New Deal non risolsero la crisi economica, ma la attenuarono solamente.I disoccupati, circa 12 milioni nel 1932, scesero a 7,5 nel 1937, per risalire nel 1938 a 10 milioni e 8 milioni nel 1940. La piaga della disoccupazione sarà risolta soltanto durante la seconda guerra mondiale grazie all'industria bellica.
Cosa non funzionò del New Deal?
L’intenzione dichiarata di gestire l’economica capitalistica per mezzo della direzione politica - fissando prezzi e salari, impedendo la concorrenza, introducendo regolamentazioni restrittive per le aziende – allontanò potenziali investitori nel creare impresa.
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