L'IMPERIALISMO (1870 – 1914)


 
Definizione

Con questo termine gli storici indicano il rapporto di piena supremazia economica e politica (spesso anche militare) stabilitosi tra le potenze occidentali e gli USA da un lato, e i paesi africani e asiatici dall’altro.
Gli storici hanno individuato come data periodizzante il 1876, anno in cui 
1. la Gran Bretagna entra nell’amministrazione del canale di Suez attraverso l’acquisto di azioni della società di gestione
2. la regina Vittoria fu proclamata “Imperatrice di tutte le Indie”.

Differenza con il colonialismo

Sia l’Imperialismo che il Colonialismo conducono gli Stati all’espansione coloniale, ma vi è una importante differenza nei metodi pratici:

1. In primo luogo, durante il colonialismo i paesi europei gestirono i loro possedimenti senza ricorrere alla presenza di eserciti numerosi, ma per lo più mediante trattati di collaborazione amministrativa e commerciale con i governi locali, che godevano di margini di autonomia. 

2. In secondo luogo, nella gestione delle colonie spesso intervenivano le Compagnie private, anche se protette dai governi.

3. L’Imperialismo, invece, si distinse sia per l’accelerazione all’espansione coloniale sia per il suo carattere militare e centralizzato, che impose governatori locali direttamente dipendenti dal potere della madrepatria. Rispetto al colonialismo, l’iniziativa non è più semplicemente in mano di “compagnie” private, ma è appannaggio dei governi, spinti da motivazioni politiche ed economiche che tutelano la classe liberale rappresentata. 

4. Altri caratteri specifici furono i forti investimenti finanziari e l’aumento dei paesi che iniziarono la corsa alle colonie (USA, Giappone, Russia, Germania e Italia).

Cause dell’Imperialismo

Le cause dell’Imperialismo sono legate all’industrializzazione e alla Grande Depressione che investì il capitalismo nel 1873. Oltre alle misure protezionistiche, gli Stati intervennero a sostegno delle economie nazionali attraverso l’espansione coloniale che assicurava materie prime a basso costo e mercati protetti dove vendere i propri prodotti industriali. Ciò arginava le barriere protezionistiche degli altri paesi e aggirava la concorrenza internazionale.

Nei paesi industrializzati, la borghesia commerciale e gli industriali – gli unici ad essere rappresentati politicamente per via del suffragio basato sul censo – a causa delle difficoltà di smercio e approvvigionamento dovute alla Grande Depressione e al protezionismo degli altri paesi, iniziano a fare una grande pressione verso i governi affinché adottino politiche estere imperialistiche, volte alla ricerca di luoghi dove poter ottenere facilmente materie prime, creare nuovi mercati per lo smercio dei proprio prodotti, controllare le rotte commerciali.

Tra le cause vanno considerate anche questioni di prestigio e la volontà di imporre la propria politica di potenza sugli altri Stati.

L’imperialismo fu anche una valvola di sfogo sia per la sovrappopolazione interna sia per direzionare all’esterno i conflitti sociali interni: 
molti disoccupati della madre patria si trasferirono nelle nuove terre appena conquistate;
in una società industriale in cui gli operai e i contadini vengono spronati dai movimenti socialisti, le avventure imperialistiche potevano svolgere una funzione di propaganda, stimolando in loro un sentimento nazionalista (appartenenza ad un popolo superiore). Fu coniato il termine “imperialismo sociale” per indicare la scelta coloniale come arma per arginare il malcontento interno. 
le importazioni dai possedimenti esteri causava l’abbassamento dei prezzi dei beni di prima necessità: ciò generava la diminuzione del malcontento popolare.


Presupposti ideologici

L’imperialismo fu alimentato e giustificato mediante le idee della cultura ottocentesca.

Il nazionalismo

Il Nazionalismo, che all’inizio del secolo si configurava come sentimento patriottico di liberazione nazionale dallo straniero, si trasformò in aggressivo senso di superiorità e disprezzo nei confronti del più debole. Conseguenza politica ed economica fu il preteso diritto di dominare i popoli cosiddetti “inferiori”. Il nazionalismo spesso era la scintilla utilizzata dai governi per trovare consensi presso le masse e distoglierle da eventuali focolai rivoluzionari socialisti generati dalle loro condizioni socio – economiche. Il disprezzo e la superiorità verso le altre culture aveva, così, l’obiettivo di risvegliare sentimenti unitari nazionali che allontanavano le rivoluzioni contro lo Stato. 

In Russia il nazionalismo prese il nome di panslavismo, cioè l’aspirazione di tutti i popoli slavi a riunirsi sotto il controllo imperiale della Russia. Ciò implicava il disprezzo per la cultura occidentale e la sottrazione al potere del governo turco. L’obiettivo sotteso era politico: la Russia voleva estendere il suo dominio sui Balcani, sul mediterraneo e sull’Europa orientale. Collegata alla volontà di assoggettamento era la “russificazione”, cioè l’imposizione forzata della religione ortodossa e della lingua russa ai paesi dell’impero, cioè Polonia, Ucraina, Finlandia, Lituania, Armenia e Georgia. 

In Francia, il nazionalismo giustificava la politica di potenza in funzione anti tedesca, in conseguenza della sconfitta di Sedan del 1870. Nel popolo francese si era sedimentato un sentimento di orgoglio e rivincita (revanche) contro la Germania, ma ciò condusse alla concorrenza imperialistica fra le due potenze. 

In Inghilterra il nazionalismo era legato al mito della superiorità britannica e alla sua missione civilizzatrice. In Germania, la Lega pan germanica, fondata nel 1891 con chiari intenti nazionalisti, incendierà lo spirito del popolo tedesco e confluirà nel partito nazista nel 1933.

Altre ideologie erano:
1. Il Darwinismo sociale elevava la selezione naturale a legge di civiltà: il popolo più sviluppato è quello che si è adattato meglio alle condizioni esterne; ciò conduce alla conclusione che questo ha il diritto, in nome della sopravvivenza, di assoggettare gli altri popoli e far valere il diritto del più forte. 
2. La missione civilizzatrice, fondata sul paternalismo eurocentrico, sosteneva che l’europeo bianco aveva il dovere di civilizzare i popoli primitivi.

L’espansione in Asia

INGHILTERRA. In India, da tempo sotto il controllo inglese, il governo della madrepatria, con la scusa di una rivolta (1857), ebbe modo di assumere il governo diretto del paese in chiave repressiva. L’Inghilterra aveva il controllo della penisola arabica, dal Kuwait fino ad Aden (nello Yemen), Birmania e Malesia.

FRANCIA. Acquisì l’Indocina (Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam). La politica francese fu diversa dal quella inglese, poiché vi realizzò l’occupazione militare dei territori e l’amministrazione diretta per sfruttare le risorse della zona (oppio, riso, spezie, caucciù, materie importante per la produzione di gomme).

OLANDA. L’Indonesia (arcipelago tra Thailandia e Australia), fu occupata dagli olandesi che, da occupazione di compagnie commerciali, passò pian piano a colonia imperiale.

In Cina convergevano le mire espansionistiche delle grandi potenze. Le due guerre dell’oppio (1839-42 e 1856-68) costrinsero la Cina ad aprire le proprie frontiere ai mercati occidentali e a cedere agli inglesi il porto di Hong Kong. Nel 1894 scoppiò la guerra tra Giappone e Cina per il controllo della Corea. La Cina subì un ulteriore colpo e il Giappone si inseriva pienamente nell’avventura interimperialistica. 

Russia e Giappone erano gli stati i cui interessi imperialistici si intrecciavano in Cina. La penetrazione in Manciuria e la pretesa russa di estendersi fino in Corea, metteva in contrasto i due paesi. Nel febbraio1904 il Giappone distrusse la flotta russa a Port Arthur e la definitiva vittoria avvenne tra marzo e maggio 1905

Effetti in politica interna in Russia

A metà Ottocento, in Russia si era diffuso il movimento “populista”, animato da intellettuali borghesi che criticavano il regime zarista considerato dispotico e illiberale. Assieme a questa critica, vi era l’esaltazione del ruolo del popolo russo, incarnato dai contadini che venivano spesso disprezzati. La sconfitta contro il Giappone diede motivo di ulteriore opposizione al regime zarista. Nel gennaio 1905 a San Pietroburgo, davanti al Palazzo d’inverno, sede dello zar, si riunì una folla che chiedeva diritti politici e provvedimenti conto la carestia. Le mitragliatrici lasciarono a terra migliaia di manifestanti (“Domenica di sangue”). La repressione alimentò ancor di più la protesta: nel mese di Ottobre scioperarono circa due milioni di persone che chiedevano elezioni politiche e un’assemblea costituente. Gli operai organizzarono un contropotere nelle fabbriche, istituendo i Soviet (consigli di rappresentanza degli operai e dei contadini). Di fronte alla critiche degli intellettuali populisti e delle sommosse di piazza, lo Zar concesse una Duma (parlamento) e l’indizione delle elezioni ad ampio suffragio maschile. (I rivoluzione russa).


Relazioni internazionali durante l’Imperialismo 

L’aggressiva politica estera inaugurata da Guglielmo II (Neuer Kurs: imperialismo, corsa agli armamenti con il potenziamento della flotta in funzione antibritannica) era il corrispettivo di un’espansione industriale grandiosa grazie anche alle risorse di ferro e carbone della regione dell’Alsazia – Lorena, assorbita dalla Germania dopo la guerra franco – prussiana. Lo stato tedesco aumentò l’esportazione di prodotti industriali, specialmente manifatture (superando la Gran Bretagna), e divenne il cuore economico dell’Europa, cosa che minacciava il primato inglese e aumentava le preoccupazioni francesi.

Il contrasto tra l’Intesa anglo - francese e la Germania

Nel 1899 la Turchia affidò a imprese tedesche la costruzione di una grande ferrovia tra Costantinopoli e Bagdad, ma ciò avvicinava la Germania, verso i confinanti territori di possesso britannico (India), e aumentava il suo peso sulla Turchia. 

Gli interessi franco – inglesi andavano convergendo. La Francia voleva riconquistare l’Alsazia – Lorena e il bacino carbonifero della Saar. Nel 1904 fu firmato un accordo (Entente Cordiale: intesa amichevole) in cui la Francia riconosceva l’influenza inglese in Egitto, e la Gran Bretagna appoggiava le mire espansionistiche della Francia in Marocco, ricco di risorse minerarie. Ciò portò all’inasprimento dei rapporti con la Germania, che nutriva le medesime aspirazioni sullo stato africano. Nel 1905 il Kaiser Guglielmo II andò a Tangeri e dichiarò il suo appoggio all’indipendenza del Marocco. Nel 1906, su richiesta tedesca, si svolse ad Algeciras in Spagna, una conferenza internazionale. La Germania si trovò isolata, poiché la Francia era appoggiata da Spagna, Gran Bretagna e Russia. Si stabilì il protettorato francese sul Marocco. Era una grande disfatta per la Germania. (Prima crisi marocchina)

La Gran Bretagna stipulò un accordo con la Russia nel 1907: nacque la Triplice intesa, che generò grande preoccupazione per la Germania. 

Nei Balcani a causa della rivoluzione borghese dei “Giovani turchi” (1908), gruppo di rivoluzionari che volevano porre fine all’assolutismo e introdurre nel paese un regime costituzionale e parlamentare. La crisi Turca diede l’occasione all’Austria per proclamare l’annessione della Bosnia – Erzegovina, su cui aveva mire anche la Serbia. Il contrasto fra i due paesi porterà alla I guerra mondiale. 

Nel frattempo in Marocco proseguiva il rafforzamento francese attraverso l’occupazione militare delle città di Fez, Rabat e Meknes: la Francia andò oltre il formale protettorato. La Germania, ad Agadir nel luglio 1911, gettò le ancore la cannoniera Panther. La GB fece sapere che era pronta ad entrare in guerra. Nel novembre 1911 la Germania riconobbe l’influenza francese in Marocco e ottenne un piccolo ingradimento imperiale (parte del Congo francese). La seconda crisi marocchina si concluse con una disfatta tedesca e il rafforzamento della triplice intesa. (Seconda crisi marocchina).



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