Mussolini: dal neutralismo all’interventismo


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Mussolini maturò la conversione all'interventismo durante tutta l'estate 1914 in seguito alla decisione di tutti i partiti socialisti dei Paesi belligeranti di sostenere i loro governi. La convinzione, condivisa da altri rivoluzionari sindacalisti e anarchici, era che una vittoria degli imperi centrali reazionari avrebbe precluso la possibilità della rivoluzione proletaria: dunque, per impedire il trionfo della reazione e realizzare la rivoluzione proletaria, era necessario fare la guerra contro la Germania e l'Austria.
 Mussolini tuttavia confidò la sua conversione a pochi compagni, i quali, verso la fine dell'estate, resero pubbliche le sue confidenze, accusandolo di doppiezza e di "amletismo". Mussolini, allora, decise di uscire allo scoperto: nell’articolo “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante” (Avanti!, 18 ottobre 1914) Mussolini sostenne che i socialisti non potevano estraniarsi da un conflitto che avrebbe deciso l’avvenire dell’Europa e dell’Italia.
 Il 20 ottobre, in una riunione a Bologna, la svolta mussoliniana fu respinta dalla dirigenza del partito e Mussolini si dimise dalla direzione dell’Avanti!
Il 15 novembre usciva nelle edicole “Il Popolo d’Italia”, quotidiano socialista, che recava nella testata un motto di Blanqui, «Chi ha del ferro ha del pane» e un motto di Napoleone Bonaparte, «La rivoluzione è un’idea che ha trovato delle baionette». Mussolini concludeva l’articolo di prima pagina con un saluto «ai giovani d’Italia» appartenenti «alla generazione cui il destino ha commesso di “fare la storia”», incitandoli all’azione con «una parola paurosa e fascinatrice: guerra!».
Dopo la conversione di Mussolini, il progetto del nuovo giornale fu realizzato con finanziamenti provenienti da un gruppo d’industriali italiani interessati all'aumento delle spese militari grazie all’ingresso in guerra dell'Italia. Fra questi spiccano i nomi di Agnelli, Ansaldo e Parodi.

Non furono i finanziamenti a determinare la scelta interventista, ma fu il risultato della convinzione che la guerra contro gli Imperi centrali avrebbe potuto creare le condizioni per una rivoluzione sociale. I finanziamenti furono la conseguenza del cambio d posizione di Mussolini.
Il 24 novembre la sezione milanese del PSI decretò la sua espulsione dal partito. Mussolini adesso era considerato il ‘traditore’ venduto al capitalismo bellicoso per denaro e per ambizione personale.
Alla fine di dicembre, Mussolini fondò i Fasci di azione rivoluzionaria per sostenere l’intervento in guerra contro l’Austria per “riaffermare le idealità socialiste rivedendole al lume della critica sotto l’attuale terribile lezione dei fatti”. Dai Fasci interventisti nacque l’espressione «movimento fascista» usata da Mussolini nel 1915.
Nel 1915, dopo aver fondato il giornale e aver consolidato la posizione interventista, Filippo Naldi, il direttore del “Resto del Carlino” per conto del ministero degli Esteri Di San Giuliano, procurò finanziamenti al nuovo giornale. Nel 1915 Mussolini si recò con Naldi a Ginevra, dove riuscì ad ottenere dei contratti per la pubblicità e incontrò uomini politici del fronte alleato. Poi riuscì ad ottenere finanziamenti dal governo francese e dai partiti socialisti di Francia e Belgio che intendevano favorire l'interventismo italiano.
Nel 1917 anche il Regno Unito finanziò il giornale. Mussolini, per 100 sterline a settimana, promise di boicottare manifestazioni pacifiste in Italia.






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