L'inganno di Pearl Harbor

 
Pearl Harbor
Robert Stinnet, giornalista americano, ha rivelato nel libro Day of deceit. The truth about Fdr and Pearl Harbor, che l’ingresso in guerra degli USA non fu poi tutta colpa del Giappone. Infatti il presidente statunitense era costantemente al corrente di quanto stava accadendo e, pur sapendo che la guerra era ormai alle porte, si guardò bene dall’informare i comandi delle truppe di stanza alle isole Hawaii, senza curarsi di danni e vittime. Il governo americano lasciò che Tokyo attuasse un atto di guerra nei suoi confronti per avere un pretesto valido che consentisse l’ingresso in guerra.

Il memorandum che incrimina la Casa Bianca

Il Memorandum McCollum è un documento redatto da Arthur H. McCollum (nato e vissuto in Giappone, da genitori americani, era capitano della Marina statunitense, aveva prestato servizio presso l’ambasciata Usa di Tokyo) e consegnato al presidente Roosevelt per convincerlo sulla necessità di entrare in guerra contro la Germania e il Giappone. Sui pochi fogli redatti dall’ufficiale si ipotizzava uno scenario in cui, all’Europa occupata dalle truppe nazi-fasciste, seguiva un “effetto domino” in America, poiché i territori posti sotto il controllo di Londra (America centrale, America meridionale, Carabi e Canada) sarebbero caduti nelle mani di Berlino così come la flotta del Mediterraneo e dell’Atlantico. Gli americani, così, avrebbero avuto sulla soglia di casa l'aggressivo imperialismo tedesco. L'entrata in guerra, così, si palesava come l'unica soluzione capace di salvaguardare gli interessi statunitensi.

C’era però un problema non da poco, per la Casa Bianca, da dover risolvere: come avrebbero preso una tale scelta gli elettori americani? In un sondaggio effettuato nel settembre del 1940 quasi il 90% degli americani era ben deciso a rimanere fuori dal conflitto. Inoltre, Roosevelt era salito al potere grazie ad uno slogan efficace che assicurava agli elettori “I assure you again, and again, and again” che mai “nessun ragazzo americano sarà sacrificato su campi di battaglia stranieri”, con chiaro riferimento ai caduti durante la I guerra mondiale.

A questo punto l'unica mossa tattica possibile era creare il consenso infiammando il popolo facendo leva sull'orgoglio nazionale e sulla ferita inferta da un attacco interno.
La "necessaria" guerra americana  avrebbe avuto il consenso popolare qualora fosse stata giustificata da un attacco giapponese.

Il “Memorandum McCollum” consigliava al presidente americano di provocare il Giappone e costringerlo ad attaccare gli Stati Uniti. 

Ecco le linee per provocare il Giappone inserite nel memorandum:

1 ) accordarsi con Londra per l’utilizzo della base navale di Singapore;
2 ) accordarsi con l’Olanda, il cui governo era in esilio in Gran Bretagna, per l’utilizzo delle basi nelle Indie olandesi (Sumatra, Borneo, Giava etc…);
3 ) Incrementare gli aiuti al governo nazionalista cinese in guerra contro il Giappone.
4 ) Inviare incrociatori pesanti a ridosso delle acque territoriali giapponesi.
5 ) Inviare sommergibili sempre nelle stesse acque di cui sopra.
6 ) Mantenere la flotta americana, all’epoca nel Pacifico, a Pearl Harbor.
7 ) Fare pressioni sull’Olanda affinché negasse le materie prime delle Indie Olandesi al Giappone, compreso il petrolio necessario per la guerra contro Cina.
8 ) Imporre un embargo totale al Giappone, d’intesa con Londra, per strangolare l’economia del Sol Levante.
L’embargo petrolifero messo in atto dagli olandesi e dagli statunitensi cominciava a mettere in difficoltà il Giappone che, ala fine, decise di attaccare gli USA.

Le intercettazioni sull’imminente attacco

I Giapponesi iniziaron ad organizzare l'attacco alla base di Pearl Harbor e tutti i messaggi vennero intercettati dallo “Splendid arrangement”, decriptati e consegnati a Roosevelt e a “pochissimi intimi”. Durante le intercettazioni si venne a scoprire anche il punto geografico di raduno della flotta giapponese.

L’unico a non sapere dei movimenti e delle intenzioni nipponiche era proprio l’ammiraglio Kimmel che da poco aveva assunto il comando della flotta americana del Pacifico a Pearl Harbor. Giorni prima dell'attacco la base, su esplicita volontà del presidente Roosvelt, fu resa vulnerabile appositamente per generare una ferita tale da giustificare l'ingresso in guerra in virtù di un attacco in casa.

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