Che cos'è la filosofia? - Breve introduzione alla specificità della disciplina

 Il termine “Filosofia” -  Φιλοσοφια

Eraclide Pontico e Aristotele associano l’invenzione del termine a Pitagora, fondatore della scuola pitagorica con sede a Crotone (Samo, VI – V a. C). Il termine filosofia deriva dal greco philo (dal verbo philein: amare) + sofia (sapienza), e sinteticamente significa amore per la sapienza

Con il termine Sofia i greci intendevano la sapienza, cioè quella conoscenza che contiene la verità tutta intera. Il suo pieno possesso, chiaramente, appartiene solo dagli Dei.

Con il termine Filosofia (cioè amore per il sapere) i greci indicavano la ricerca continua mai appagata, cioè il tendere verso un oggetto che l’uomo non conquisterà mai appieno. La filosofia, dunque, è obiettivo e strumento allo stesso tempo.

                                             

Definizione completa

La definizione estesa del termine filosofia è riassumibile nei seguenti punti:

1. Indagine critica e razionale sulla realtàIl processo di comprensione della realtà è fondato sulla ragione umana. Questo significa che l'uomo ricerca la spiegazioni delle cose senza far ricorso alla tradizione religiosa o mitica. L’approccio è critico, poiché mette in discussione anche la tradizione pur di avvicinarsi alla verità.

2. Indagine libera. La ricerca filosofica è libera in più sensi:

a. non è vincolata a nessuna tradizione culturale e religiosa, sacra e immodificabile, come avviene, invece, in Oriente. L’uomo ricerca la risposta alle sue domande per mezzo della sua Ragione critica;

b. essa si configura come speculazione che nasce quando gli uomini si sono liberati dall'incombenza dei bisogni primari legati al sostentamento materiale. Molti filosofi erano, infatti, di estrazione sociale aristocratica o, quantomeno, di ceto elevato: ciò permetteva loro di utilizzare il tempo per la speculazione razionale;

c. la ricerca della verità non è subordinata ad un fine pratico, poiché ciò renderebbe “l’amore per il sapere” un “bisogno necessario di sapere”, relegando la filosofia a strumento subordinato per il raggiungimento di obiettivi superiori obiettivi superiori, i quali una volta raggiunti, spegnerebbero l'interesse per la conoscenza. La filosofia, invece, è indipendente dagli altri saperi e si costituisce come strumento e fine allo stesso tempo. In parole semplici: il filosofare è fine e mezzo al contempo, poiché il filosofo prova piacere non nel raggiungimento dell verità (cosa che in verità non accadrà mai), ma nello stesso processo di ricerca conoscitiva.

Una citazione di Aristotele renderà più chiara la questione: 

come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, diciamo libera: essa sola è fine a se stessa

3. Indagine DisinteressataIn ciò la filosofia di distingue dalla speculazione orientale di stampo religioso, finalizzata alla salvezza dell’anima. 

4. Indagine teorico – contemplativaIl filosofo si chiede il perché delle cose per un fine teorico, senza per forza trarne un'utilità pratica. La cultura orientale dell’epoca, invece, “conosce” per un fine pratico e immediato (l'astronomia dei Babilonesi per prevedere le sciagure; la geometria degli Egizi per l’agrimensura, cioè la misurazione dei terreni dopo le inondazioni del Nilo). 

Riassumendo:

la filosofia è un bisogno dell’uomo che si risolve nella “contemplazione disinteressata del Reale”

Per comprendere meglio, vediamo come Aristotele nella Metafisica definisce la filosofia:

Gli uomini ricercarono il conoscere al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica

Tutte le altre scienze saranno più necessarie di questa, ma nessuna sarà superiore

Tutti gli uomini tendono per natura al sapere

Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia

Cosa studia la Filosofia

La ricerca disinteressata e libera del reale si concentra, generalmente, sui seguenti punti: 

1. Le cause e leggi di funzionamento dei fenomeni naturali, senza il ricorso a credenze prestabilite e dogmi immodificabili della tradizione. La filosofia si domanda perché la realtà (mondo naturale e mondo umano) funziona in un certa maniera quale sia il suo principio. In breve, la filosofia, andando oltre le apparenze, cerca la cause nascoste della realtà, non visibili e immediate, ma attingibili solo tramite il ragionamento logico.

2. Leggi generali universali: i filosofi cercano di spiegare le uniformità della natura andando in cerca delle «leggi» che ne governano il funzionamento. In sostanza, si tratta del procedimento astrattivo, in base al quale i diversi casi singoli vengono inclusi in una regola astratta, che rintracci tratti di uniformità e similitudine tra i singoli fenomeni. Ciò fa della filosofia una disciplina scientifica, a differenza delle scienze orientali citate prima, che hanno procedimenti episodici (“fa sempre come in questo caso”), senza spingersi in ulteriori riflessioni critiche. I filosofi, insomma, cercavano delle leggi specifiche che potessero spiegare il perché di certe regolarità della natura, come il ciclo astronomico, il ciclo delle stagioni, nascita e morte, lo sviluppo dell'uomo e della società.

Perché nasce la filosofia

La nascita della filosofia è stata favorevolmente condizionata da specifiche condizioni socio politiche e religiose. Nelle colonie ioniche dell’Asia Minore (V – IV a. C.), la società era basata: sui traffici commerciali, sulla prosperità economica della borghesia, sulla gestione democratica della vita associata e sull'assenza di una forte tradizione religiosa: nessun libri sacro che fosse fonte di rivelazione autorevole e nessuna casta sacerdotale che fosse presuntuosamente custode di dogmi religiosi. 

Ciò promosse una mentalità libera, aperta ed elastica, propensa alla ricerca autonoma, svincolata dall'obbedienza incondizionata ad alcuna autorità religiosa, culturale o politica.

Altra condizione che favorì la nascita della filosofia critica fu la particolare e inedita situazione politica. Il mondo greco era suddiviso in Poleis, comunità di liberi cittadini in cui vigeva l'isonomia, cioè uguaglianza di diritti politici tra i vari ceti socio - economici. Lo sviluppo economico dei ceti popolari e commerciali, aveva prodotto forme di governo democratiche, le quali richiamavano la partecipazione politica di tutta la cittadinanza (tranne schiavi e donne). Democrazia, però, vuol dire libertà di poter partecipare, votare e discutere pubblicamente i provvedimenti politici della città - stato. Il pubblico dibattito politico in una società democratica,  comporta il confronto delle opinioni, lo scontro critico in cui ognuno giustifica la propria visione tramite un ragionamento logico, coerente e convincente. Per poter imporre una linea politica ben precisa, o per convincere la cittadinanza a votare un provvedimento o un rappresentante delle istituzioni, era necessario il discorso, il ragionamento e un forte sviluppo delle tematiche socio - politiche.

                                                   

                                             

Retroterra culturale

La cultura precedente ha già i caratteri della filosofia. I miti e la religione, ad esempio, sebbene propongano spiegazioni della realtà che non si basano sulla speculazione razionale, si pongono domande filosofiche. La Teogonia di Esiodo, ad esempio, ricerca l'origine di Dio), inteso come principio del cosmo. La domanda è filosofica, ma la risposta è mitica (il Caos primordiale, la terra e l’Amore sono entità mitiche). La religione dei Misteri (culto di Dionisio, culto di Demetra, l’Orfismo, VI a. C.), anche se ancorate ad una rivelazione  (cioè una verità autorevole immodificabile), propongono, però, una forma di indagine che, partendo da dogmi religiosi rivelati, costruisce un discorso razionale, coerente  e capace di dare una risposta mitico – razionale ad un problema filosofico. Un esempio è l’Orfismo (da Orfeo, poeta tracio), che per spiegare la sofferenza dei giusti e il godimento dei viziosi, elabora la dottrina della metempsicosi, cioè la trasmigrazione dell’anima: l'apparente ingiustizia è spiegata supponendo che in una vita precedente il sofferente ha compiuto il male; questa supposizione, però, richiede l’immortalità dell’anima e l'esistenza dell'anima separata dal corpo. La vita terrena è un continuo passaggio ai fini dell’espiazione della colpa originaria. La vita precedente e la colpa originaria, così, giustificano la sofferenza presente. 

Stesso discorso possiamo fare per Omero. L'autore dell’Iliade e dell’Odissea propone una Legge di Giustizia garantita dagli dèi, un ordine provvidenziale fa sì che il giusto trionfi e l’ingiustizia venga punita. Inoltre, nel corso delle due opere, vi è una tendenza alla ricerca la motivazione degli eventi. In parole semplici, Omero ricerca la “legge”, l'uniformità, l'ordine, la misura e l'armonia, proprio come farà di lì a poco la filosofia.

Riassumendo, Omero, Esiodo e le religioni misteriche si pongono domande filosofiche, ma propongono risposte mitiche, poiché si domandano la causa dei fenomeni naturali e umani (domanda filosofica) ma rispondono che la causa risiede nella volontà degli dèi (risposta mitica).

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