Il PRIMO DOPOGUERRA E LA VITTORIA MUTILATA - lezione I

 All'indomani della conclusione del primo conflitto mondiale, durante la discussione dei trattati di pace, s'impose la "linea dura francese", che pretendeva una decisa umiliazione tedesca. Alla Germania fu sottratto il corridoio di Danzica e numerosi territori conquistati precedentemente, furono imposte pesanti riparazioni di guerra, l'esercito fu ridotto all'osso (si parla di smilitarizzazione) e fu imposto lo sfruttamento francese della Saar, importante bacino carbonifero.

L'Italia, sebbene vincitrice, fu trattata come potenza di secondo rango, poiché alcune delle sue richieste pattuite precedentemente non furono soddisfatte. Se gli Alleati si appellavano al principio di nazionalità per negare la Dalmazia, in base allo stesso avrebbero potuto concedere la città di Fiume. A nulla valsero le proteste di Vittorio Emanuele Orlando e di Sidney Sonnino, i quali abbandonando i lavori della Conferenza, dovettero successivamente cedere al ritorno a Parigi. Durante i lavori dei trattati di pace, due principi si contraddicevano  palesemente: il principio di nazionalità e il principio di equilibrio. Il principio di nazionalità, strettamente legato al principio wilsoniano di autodeterminazione dei popoli, sosteneva che etnie uniformemente composte, dovevano costituire una nazione autodeterminantesi; in base a questo molti territori compresi nel Patto di Londra non furono concessi all'Italia; ma in base allo stesso principio, come dicevamo prima, non fu concessa Fiume. In realtà, come già avvenne al Congresso di Vienna, i principi guida della ridisegnazione della cartina politica europea, servivano semplicemente come strumento flessibile di negoziazione nelle mani delle potenze più forti.

                           

 La priorità era ricostruire un'Europa stabile, all'interno della quale, oltre Francia e Gran Bretagna, nessuna nazione potesse essere così forte da poter minacciare l'equilibrio continentale. Inoltre, si aggiungeva l'urgenza di contenere la Russia comunista, la cui rivoluzione si svolgeva nel pieno dei lavori parigini. Riassumendo, possiamo concludere dicendo che l'Europa dei vincitori necessitava di definire i confini austriaci, contenere la Germania a ovest e la Russia a est. Per far ciò fu necessario costruire diversi stati cuscinetto che fungevano da confini ammortizzanti.

                      

 In base a tale priorità, risulta chiaro perché al momento della costruzione della Cecoslovacchia e della Jugoslavia, stati multietnici, il principio di autodeterminazione dei popoli e il principio di nazionalità passarono in secondo piano a scapito del principio di equilibrio (utilizzato per la prima volta alla conclusione della guerra dei Trent'anni). Le pretese italiane, vuoi per il principio di nazionalità (si veda Fiume) vuoi per le promesse del Patto di Londra (si veda Istria e Dalmazia), entravano in contrasto con l'esigenza di contenere le spinte aggressive di Germania e Russia. Negli ambienti della destra italiana, si diffonde il malcontento noto come "vittoria mutilata".

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