Li Chiamarono briganti

Li chiamarono briganti

Il Film
Li chiamarono... briganti! è un film storico del 1999 diretto da Pasquale Squitieri, incentrato sulle vicende del brigante lucano Carmine Crocco. Venne subito sospeso nelle sale di proiezione a causa del suo punto vista revisionista su Risorgimento.
Il generale Enrico Cialdini, incaricato dal governo per eliminare il brigantaggio. si distinse per i metodi violenti: ordina l'arresto dei briganti e di chiunque avesse rapporti con loro, impone stermini di massa (ove non vengono risparmiati neanche donne e bambini) e sequestri di beni di prima necessità per il popolo. I suoi metodi crudeli vengono contestati dal caporale dei carabinieri Nerza, sebbene costretto ad obbedire agli ordini superiori, ma ciò non distoglie Cialdini dal suo obiettivo.

Diritto di rappresaglia
“Io ordino, dunque, che su tutto il territorio infestato da bande criminali viga il diritto di rappresaglia“. (Enrico Cialdini, generale dell’armata del Regno d’Italia durante il Risorgimento, il cui busto ora giace nel Palazzo della Borsa di Napoli).
Il diritto di rappresaglia consiste in un’azione o misura punitiva attuata con metodi violenti ed espressamente eclatanti, adottata da una potenza militare. 
Il film di Squitieri mostra questi briganti, questo popolo di disperati, come desiderosi di giustizia e non di vendetta. Dirà il protagonista riferendosi a un generale sabaudo: “Per quelli come voi la violenza è un diritto, per quelli come noi la violenza è un delitto. Voi potete rubare, violentare, uccidere, e nessuno vi condannerà. E allora cosa resta a noi? Solo la vendetta, che ci riduce come bestie. Ma io non voglio vendetta, io voglio giustizia”.

Ritiro del film
Il film venne ritirato a causa di pressioni da parte dello Stato maggiore dell’esercito, poiché non avrebbe visto di buon occhio la raffigurazione dei metodi attuati dal regio esercito nel Meridione. Altri ancora hanno elaborato teorie che meglio analizzano le circostanze socio-politiche che riguardano il tema del film e, a questo proposito, ricordiamo le parole dello scrittore piemontese Lorenzo Del Boca: “per ammissione unanime dei commentatori, il film è stato boicottato in modo che lo vedesse il minor numero di persone possibile“.

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