Nell'estate del 1916 i rapporti tra l'Italia e la
Germania si fecero più tesi:
· nel
mese di luglio la Germania aveva sospeso i pagamenti delle pensioni
operaie a cittadini italiani. Le banche tedesche furono invitate a non eseguir
pagamenti ai creditori italiani, trattandoli alla tregua dei cittadini di Stato
nemico.
· il
generale Von Bissing, governatore tedesco nel Belgio, proibiva, con un decreto,
agli Italiani di uscire dal territorio belga e li sottoponeva a rigorosa
sorveglianza.
L’Italia, per tutta risposta, il 13 luglio emanò un
decreto con il quale si estendevano ai sudditi degli Stati nemici o alleati
degli Stati nemici le disposizioni adottate contro l'Austria il 24 giugno 1915
e il 13 aprile 1916. Con queste disposizioni si vietavano tutti i
passaggi di proprietà appartenenti a sudditi germanici, e si proibiva a questi
di istituire azioni giudiziarie in Italia. Si concedeva, inoltre, la facoltà si
sequestrare ì beni dei cittadini tedeschi e si decretava il divieto di
pagamento e la sorveglianza delle aziende commerciali tedesche.
· Prestiti
di armi e strumenti bellici dalla Germania all'Austria - Ungheria in funzione
anti italiana;
· partecipazione
di ufficiali, soldati e marinai tedeschi nelle varie operazioni di guerra
contro l'Italia;
· consegna
fatta dal Governo tedesco all’Austria di prigionieri italiani evasi dai campi
di concentramento austriaci e rifugiatisi in territorio tedesco.
Il Governo italiano era sollecitato da più parti affinché
dichiarasse la guerra alla Germania.
Per le ragioni più sopra enunciate il Governo
italiano dichiara, in nome di S. M. il Re, che l'Italia si considera, a partire
dal 28 corrente, in stato di guerra con la Germania e prega il Governo Federale
Svizzero di voler portare quanto precede, a conoscenza del Governo imperiale
Germanico".
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