L'Accordo di Londra su debiti e risarcimenti di guerra della Germania, Eurobond e Mes

È vero che la Germania non ha pagato i debiti di guerra? Cosa sono gli Eurobond? Cos'è il MES?

Cercheremo di rispondere a queste domande per capire quale filo logico tiene uniti questi tre temi.
La crisi economica legata al Covid-19 ha generato lo scontro europeo sugli Eurobond e sul MES. In merito al primo, i paesi del Nord Europa sono contrari, Germania in prima linea. Sul secondo punto, invece, il diniego proviene da paesi come l’Italia, poiché questo strumento imporrebbe un vincolo economico sui conti pubblici.  Riassumendo, possiamo raggruppare due schieramenti: l’Italia e l’Europa mediterranea sono a favore degli Eurobond e contrari al MES; i paesi del Nord Europa (Germania), sono contrari agli Eurobond e favorevoli al MES.

Per capire le ragioni dei due schieramenti, dobbiamo chiarire cosa sono Eurobond e MES. A completamento della complicata e conflittuale situazione attuale, è emersa una questione mai risolta: il riemergere della memoria storica del London Debt Agreement e della riunificazione tedesca, in virtù dei quali la Germania è stata favorita da un grosso sconto sia sui debiti che sulle riparazioni del periodo di guerra. La memoria di questi fatti era già stata menzionata qualche anno fa dall’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer (leader dei Verdi), che nel suo libro Se l’Europa fallisce (2015), accusò la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, di “euroegoismo” a causa della loro politica di austerità, dimenticando che la Germania ricevette un grande regalo dall'Europa – oltre che dagli USA - nel 1953, con l’Accordo sui debiti esteri germanici, il quale ha cancellato buona parte dei debiti e dei risarcimenti di guerra, senza il quale i tedeschi non avrebbero mai avuto il miracolo economico novecentesco. Alla luce di questi fatti storici, dunque, è inammissibile l’atteggiamento tedesco che soffoca i paesi dell’Europa mediterranea, imponendo austerità su salari e debito pubblico. La Germania, dunque, è il nemico più pericoloso contro l’Europa, concludeva il ministro.

Vediamo con ordine ognuno di questi temi e ricostruiamo i loro nessi logici.  Prima di tutto, sarà bene discutere del London Debt Agreement.
Il London Debt Agreement (noto come Accordo sui debiti esteri germanici o Accordo sul debito di Londra) – il cui testo in italiano troverete in questo link - è stato un accordo di parziale cancellazione del debito e dei risarcimenti dovuti dalla Germania agli Alleati firmato a Londra nel 1953 (i negoziati durarono dal 27 febbraio all'8 agosto 1953 e l’accordo fu ratificato il 24 agosto 1953) tra la Repubblica Federale Tedesca da un lato e Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia dall'altra.
Rimangono fuori da quest'accordo le indennità a Israele, al Congresso Ebraico Mondiale e all'URSS di Stalin, che furono pagate per intero con altri e separati accordi.

Cosa si è deciso con quest'accordo?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo preventivamente identificare le tre tipologie di somme prese in considerazione (e su cui spesso si è fatta confusione):

1. Debiti (detti “esterni”) contratti dalla Germania di Weimar e dalla Germania nazista tra 1919 al 1945 verso Stati, privati e banche.
Che cosa ha previsto l’Accordo di Londra?
Il debito accumulato - tra questi i prestiti del Piano Dawes e del Piano Young – fu pagato con interessi diminuiti a un tasso molto vantaggioso, dilazionato fino al 1980.

2. Riparazioni di guerra (non sono debiti) dovute dalla Germania sconfitta ai paesi vincitori.
Che cosa ha previsto l’Accordo di Londra?
Sono state rimandate a una futura ed eventuale riunificazione tedesca (questi includevano anche quelli dovuti dalla Repubblica democratica tedesca, occupata dall'URSS). Al momento della riunificazione, la Germania si è impegnata a risarcire una cifra simbolica di 69,9 milioni, dilazionati in vent'anni, finiti di pagare nell'ottobre 2010.

3. Prestiti alleati elargiti dall’8 maggio 1945 - all'indomani della sconfitta - per la situazione di emergenza della Germania.

Che cosa ha previsto l’Accordo di Londra?
Sono stati riconosciuti e pagati dall'amministrazione Adenauer, ma con tassi d’interesse molto vantaggiosi.


La negoziazione londinese nei dettagli
Il banchiere Hermann Josef Abs – che era alla guida della delegazione tedesca – riuscì a ottenere una riduzione della somma complessiva del 50% (da 23 a 11,5 miliardi di dollari), dilazionati in più di 30 anni. Le riparazioni della seconda guerra mondiale, come detto prima, furono subordinate a una futura ed eventuale riunificazione tedesca. I negoziatori tedeschi, inoltre, avevano proposto una clausola che prevedeva la riduzione o l’interruzione del pagamento in caso di difficoltà economiche. Gli Alleati, dunque, stabilirono che i rimborsi annuali non avrebbero mai superato il 3 per cento dell’export tedesco e, in caso di passivo commerciale, i pagamenti sarebbero stati momentaneamente sospesi. Queste clausole “di favore” incoraggiavano i creditori a comprare prodotti tedeschi, cosicché la ricostruzione economica e la prosperità della Germania Ovest avrebbero garantito il pagamento delle somme di debito in sospeso. Nell’ambito di un'ulteriore agevolazione, per la parte dei debiti, nei primi anni furono pagati solo gli interessi e non la parte relativa al capitale.
Quando la caduta del muro di Berlino portò la Germania alla riunificazione, il debito in sospeso non fu saldato, poiché il cancelliere Helmut Kohl voleva evitare il default. I paesi creditori, tra i quali Italia e Grecia, acconsentirono. Come detto prima, fu pagata solo una cifra simbolica di 69,9 milioni di euro in vent’anni (Ottobre 2010). In cambio, la Germania s’impegnò a collaborare al progetto europeo. Nei documenti finali sulla riunificazione non si fa riferimento ai debiti che la Germania avrebbe dovuto pagare al momento della riunificazione. Puntualizziamo che sugli archivi di riferimento vige il segreto.



Perché debito e risarcimenti furono alleggeriti?
 Dopo la fine della guerra si erano formate delle Commissioni, in Germania e presso gli Alleati, atte a elaborare proposte per le trattative su debiti e riparazioni di guerra. Adenauer, in una lettera inviata agli Alleati tempo prima degli Accordi di Londra, fece sapere che accettava di debiti contratti dal 1919 al 1945, cioè quelli risalenti alla Prima Guerra Mondiale, Piano Dawes, Piano Young e quelli dovuti agli aiuti dopo l’8 maggio 1945, ma chiedeva una negoziazione del risarcimento di guerra, al fine di preservare l’economia tedesca ed evitare il fallimento.
Gli Alleati, sentite le esigenze di Adenauer, guidati dalla linea americana, fecero delle considerazioni riassunte nei seguenti punti:
1. Parte delle riparazioni tedesche avvennero sotto forma di lavoro forzato: la manodopera dei prigionieri di guerra fu utilizzata fino al 1947 (circa 4.000.000 di uomini) in Francia, Regno Unito, Belgio e nella Germania Ovest americana (fuori contesto aggiungiamo anche dall'Unione Sovietica).
2. L’operazione americana Paperclip trasferì negli USA brevetti, tecnologie e lavoro degli scienziati tedeschi al fine di competere contro l’URSS agli albori della Guerra Fredda. Quest'aiuto fu valutato in una decina di miliardi di dollari.
3. Espropriazioni: le vittime di guerra dei paesi alleati, furono compensate attraverso l’esproprio delle proprietà che i nazisti avevano acquisito nelle zone occupate.
4. Deindustrializzazione: nella conferenza di Potsdam (luglio - agosto 1945), la Germania pagò agli alleati l’equivalente di 20 miliardi di dollari in macchinari e industrie. Un gran numero di fabbriche subì la distruzione o il trasloco, riducendo la capacità produttiva dell’acciaio della Germania.
5. I paesi europei, tra i quali Italia e Grecia, pensavano che lo spirito di conciliazione avrebbe favorito il processo di unificazione europea, al fine di evitare futuri conflitti. Anche se prevalse la linea conciliativa, la Grecia, reclamò quanto gli spettava, ma non fu ascoltata e gli fu riconosciuto solo il 50 % di quanto gli spettava.

Questi elementi furono considerati come parziale compensazione del risarcimento (indennizzo) di guerra, tenendo a mente la necessità di reintegrare la Germania nell’area democratico – liberale che faceva capo agli Stati Uniti d’America. La Germania, prosperando, avrebbe evitato le catastrofi economiche del 1923 e degli effetti di Wall Street, durante i quali i populismi estremisti di sinistra e destra minacciavano il paese. L’ascesa del Nazismo negli anni Trenta e i tentativi di colpi di Stato dopo la Grande Guerra, provenivano da una Germania economicamente malata, le cui gravi crisi economiche rischiavano di esportarsi nel resto del mondo. Un mondo pacifico senza una Germania reintegrata era impensabile. Aggiungiamo che nel 1945, per molti storici data d’inizio della guerra fredda, ripetere l’errore della pace punitiva del 1919 non era permesso (ricordiamo l’opposizione di J. M. Keynes al riguardo), poiché una crisi economica post guerra avrebbe prodotto una reazione di stampo comunista tale da spostare anche la Germania Ovest nell'ambito dell’influenza sovietica, sottraendo, così, il mercato europeo al liberismo americano; l’orizzonte dello statalismo economico sovietico era alle porte. Il motto americano all'epoca del Piano Marshall era che dove c’è “fame” si rischiano le derive totalitarie comuniste. Il modo più ovvio per combattere la Guerra Fredda era finanziare prosperità e ricostruzione economica proprio in un paese a forte rischio “rosso”. Una strategia politica fu alla base dello sconto alla Germania.
Sebbene la Grecia fosse già all'epoca contraria allo sconto del debito, tenere la Germania “in salute” era la priorità. Nonostante ciò, nel 2019 la Grecia ha manifestato l'intenzione di chiedere 270 miliardi di euro alla Germania, come risarcimento dei danni morali e materiali della guerra (distruzione materiale e lo smantellamento delle capacità produttive), risarcimenti per i parenti delle vittime, per il recupero dei tesori archeologici rubati e il risarcimento del prestito forzoso del 1942 (per contribuire alle spese militari degli occupanti). La cancelliera Angela Merkel ha risposto dicendo che la questione è stata definitivamente risolta, sia giuridicamente che politicamente.

Dopo aver fatto luce sulla questione storica, torniamo ai giorni nostri per comprendere l’attuale scontro tra Germania e Italia su MES ed Eurobond.


Che cos'è il Mes?
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un’istituzione finanziaria con personalità giuridica sorta nel 2012 per prestare denaro – chiamato Fondo Salva Stati - ai paesi in difficoltà finanziaria della zona euro.
Ha sede in Lussemburgo ed è composto da tre organi:
a. Board of Governors (composto dall'insieme dei ministri delle finanze dei paesi euro), i quali scelgono un
b. Board of Directors, (i cui membri sono scelti dal Board of Governors)
c. Direttore Generale, che è presidente del Board of Directors e partecipa alla riunioni del Board of Governors. Altre istituzioni economiche, come il Presidente della Bce e il Commissario europeo agli Affari Economici, partecipano solo come osservatori.

Quali tipologie di prestiti concede il Mes?
1. PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line): è un prestito (detto “precauzionale”) per i paesi più virtuosi, il cui rapporto debito/Pil è entro il 60%, dunque con un debito pubblico sostenibile.
2. ECCL (Enhanced Conditions Credit Line): prestito per la ricapitalizzazione indiretta delle banche (cioè l’aumento del capitale del sistema bancario) per quei paesi – meno virtuosi - che hanno un rapporto debito/Pil superiore al 60%.
3. Acquistare di titoli sul mercato
4. Linee di credito precauzionali
5. Ricapitalizzazione dirette
Il Mes, inoltre, può emettere titoli di debito europei (da non confondere con gli Eurobond).

Da dove provengono i fondi del MES?
Esso è finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla loro importanza economica (Germania 27,1 %, Francia 20,3% e Italia 17,9%) per un tetto massimo di 700 miliardi di euro, di cui 80 miliardi provengono dal versamento diretto degli Stati, gli altri 620 miliardi provengono dall'emissione di Bond (obbligazioni) sui mercati finanziari.

Che cosa chiede in cambio il Mes?
Rispondere a questa domanda ci farà comprendere perché per l’Italia questo non è uno strumento idoneo. Al paese richiedente, infatti, il fondo è elargito solo se accetta di intervenire nella propria economia, nello specifico tagli alla spesa pubblica per ridurre i costi della Pubblica amministrazione, privatizzazioni o riforme fiscali per aumentare le entrate, misure destinate a rafforzare la vigilanza bancaria o ricapitalizzare le banche. Sostanzialmente, ciò si traduce nell'aumento dell’austerity. Le condizioni appena esposte sono chiamate anche “vincoli”, poiché il paese richiedente prende l’impegno a rispettare queste misure.

Dopo gli scontri tra Italia e Germania, si è arrivati a una proposta (a oggi 14 aprile) cucita ad hoc per l’emergenza Covid-19: essa prevede un'elargizione del fondo senza alcun “vincolo”, cioè senza che l'UE possa imporre misure di austerity. Il prestito, però, ha un vincolo di destinazione, poiché può essere utilizzato solo ed esclusivamente per la spesa sanitaria, escludendo altri settori dell’economia.

Che cosa sono gli Eurobond?
Per finanziare i servizi pubblici (pensioni, sanità, scuola, stipendi, investimenti etc) lo Stato spende più di quanto riscuote con imposte e tasse. Il resto mancante è preso in prestito emettendo obbligazioni (Bond in inglese), con un tasso d’interesse che varia in base alla durata del prestito e all'affidabilità del paese. L’Italia paga un interesse alto a causa dell’elevato debito pubblico e della lenta crescita economica. Gli Eurobond sono titoli emessi da un'entità comune europea e garantiti non dal singolo paese, ma dall'intera area euro.

Quale vantaggio comportano gli Eurobond? 
Con un titolo di debito comune i tassi d’interesse da pagare agli investitori sarebbero più bassi rispetto a quelli dei titoli nazionali. Ciò chiaramente rappresenta un sostegno per l'economia dei paesi più in difficoltà. Insomma, i paesi dell’Europa mediterranea, come ad esempio l’Italia, vedono negli Eurobond un grosso vantaggio, poiché avrebbe un minor costo del debito.

Quale svantaggio comportano gli Eurobond?
Lo svantaggio incombe sui paesi più virtuosi del Nord Europa (Germania e Olanda), i quali dovrebbero assumersi un maggior costo del debito. Questi paesi, avendo debiti più bassi, considerano rischioso emettere titoli di debito comuni con un unico tasso di interesse. Questa valutazione si giustifica, secondo i paesi del Nord Europa, anche sul pregiudizio che i paesi del Sud Europa siano più “spendaccioni” e meno virtuosi. Paesi come l’Italia, essendo “protetta” da questo debito comune, potrebbero aumentare la spesa improduttiva, incentivando politiche fiscali e di bilancio poco virtuose che graverebbero sulle spalle dei paesi più virtuosi. Questi comportamenti non rigorosi, a loro volta, potrebbero causare un aumento dei tassi d'interesse sul debito, con il rischio di innescare fenomeni inflazionistici di cui soffrirebbero anche paesi come la stessa Germania, la cui memoria storica è pervasa da gravi crisi inflazionistiche.

Quali conseguenze possiamo aspettarci da un eventuale utilizzo degli Eurobond?
L'emissione di un titolo di debito comune comporterebbe una politica fiscale europea unica, centralizzando i ministeri economici dei singoli paesi verso quell'integrazione fiscale che ridurrebbe ulteriormente gli spazi di sovranità. Dobbiamo aspettarci, dunque, una politica fiscale comune che, in tempi brevi, non sarà facile realizzare. L’emissione degli Eurobond, inoltre, potrebbe richiedere una riforma dei Trattati europei, la quale si realizzerebbe in tempi molto lunghi, per via della necessità di uniformare le varie legislazioni nazionali sulle politiche fiscali e di bilancio.

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