Dualismo kantiano: fenomeno e noumeno
L’esistenza dell’Io penso e delle sue forme a priori dà luogo al dualismo fenomeno/noumeno. L’uomo, dunque, ha accesso solo ad una deformazione della vera realtà, cioè il fenomeno filtrato dalle forme a priori (categorie e spazio – tempo). La fonte da cui scaturisce il materiale sensibile, cioè il noumeno, rimane però inconoscibile (poichè al di fuori del "filtraggio" delle forme a priori), ma comunque pensabile. Kant sostiene, quindi, che solo il fenomeno è oggetto di rappresentazione intellettiva.
Kant, però, nella Dissertazione del 1770 (De mundi sensibilis atque intellegibilis forma et principiis) e nella prima edizione della Critica della Ragion pura, aveva sostenuto che la cosa in sé è un «oggetto della rappresentazione». Alcuni critici (Reinhold, Schulze, Salomon ben Joshua, Jacobi) fanno emergere questa contraddizione nel pensiero kantiano, poiché se il noumeno è un oggetto della rappresentazione, vuol dire che esso è un contenuto della mente: ma ciò comporta affermare che esso è conoscibile e soggetto alle categorie e allo spazio – tempo».
Insomma, il noumeno sembra essere, al tempo stesso, sia rappresentabile che non rappresentabile; ma se è rappresentabile significa che esso è oggetto di conoscenza; se invece non è rappresentabile, come fa Kant a dire che esso esiste?
Riassumendo…
…i critici della cosa in sé, in poche parole, non accettano la distinzione kantiana tra pensabilità e conoscibilità. Infatti, nel momento in cui pongo un oggetto come pensabile, non sto facendo altro che mettere in pratica una qualche forma di conoscenza di esso.
Kant, nella seconda edizione della Critica della Ragione pura, corregge questa concezione ma, nonostante tutto, i critici rimangono dell’idea che la cosa in sé vada eliminata, poiché contraddittoria.
Contraddizioni nel sistema kantiano
I critici della cosa in sè (Reinhold, Schulze, Salomon ben Joshua, Jacobi) rilevano altre contraddizioni nel pensiero kantiano:
1. Innanzitutto, se la cosa in sé è la fonte del materiale sensibile dal quale scaturisce il fenomeno, ciò significa che si sta applicando la categoria di causa in maniera illegittima, poiché il noumeno è al di là dell’esperienza.
2. Se il fenomeno – come ci insegna Kant - è interamente riconducibile alla coscienza del soggetto pensante, ciò significa che l’intera realtà trova la sua validità ontologica solo e soltanto all’interno della rappresentazione (Idea). La realtà (l’Essere nel suo complesso), così, sembra essere riducibile a contenuto di coscienza.
Idealismo
La riduzione della totalità dell’esperienza a contenuto di coscienza e l’eliminazione del noumeno danno vita all’Idealismo: nulla c’è al di fuori della rappresentazione del soggetto, tutto è riconducibile, dunque, all’Idea (cioè il contenuto della coscienza). Ciò che percepisce la coscienza, così, non è più una realtà filtrata e parziale (fenomeno), ma è essa stessa l’intera realtà.
Una precisazione….
….questi autori si muovono su di un piano prettamente gnoseologico e non metafisico. Infatti, ciò che viene discusso, è la possibilità per l’uomo di conoscere la realtà, non la sua esistenza tout court.
Quando il discorso si sposterà sul piano metafisico, sarà sorto l’Idealismo ontologico.
Idealismo
Con il termine Idealismo si designa una corrente filosofica del periodo romantico che, sulla scia del concetto kantiano dell’Io penso, propone il soggetto, cioè l’Io, come fondamento non solo della conoscenza, ma di tutta la realtà esistente.
L’Idealismo viene chiamato in tre modi:
trascendentale, poiché l’Io è condizione della conoscenza;
soggettivo, poiché il principio della realtà è il soggetto;
assoluto, poiché fuori dell’Io non esiste nulla.
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