LA GUERRA CIVILE INGLESE O PRIMA RIVOLUZIONE INGLESE (1642 - 1649)

 


Agli inizi del Seicento, con Giacomo I Stuart, le corone d’Inghilterra e Scozia furono unificate sotto un unico regno, suscitando il malcontento degli scozzesi. Il re, appena arrivato al trono, rafforzò i legami con la Chiesa anglicana e inasprì le persecuzioni contro i cattolici. Sia la monarchia che la Chiesa anglicana non godevano di grande fama, a causa dello stile di vita opulento che vi si svolgeva. Inoltre, in seno al Parlamento cominciarono i primi scontri, poiché mentre il re voleva governare secondo un modello assolutistico, i ceti mercantili rappresentati in Parlamento (MEDIA BORGHESIA) volevano partecipare alla gestione della politica economica in maniera tale da far approvare leggi che favorissero i loro affari.

Nel 1625 il potere passò al figlio Carlo I Stuart, che proseguì la politica religiosa, economica ed istituzionale del padre. Il re, infatti, imponeva nuove tasse senza il consenso parlamentare, prerogativa che già era espressa nella Magna Charta («no taxation without parliamentary consent»). 


Il conflitto tra Carlo I e il Parlamento

Il Parlamento, sciolto dal Re per i continui dissidi (1626), fu riconvocato da lui stesso nel 1628 per ottenere l’assenso per i prelievi fiscali necessari a finanziare le campagne militari in Europa per la guerra dei Trent'anni. Il Parlamento, invece, colse l’occasione per obbligare il sovrano a firmare la «Petition of Rights», una petizione dei diritti dei parlamentari. In cambio della firma del monarca, il parlamento avrebbe autorizzato i nuovi prelievi fiscali. La carta fu approvata poiché il re necessitava dei fondi per la conduzione della guerra.

Nel 1629 il re sciolse il Parlamento e non lo riconvocò più per 11 anni. Questo periodo prende il nome di «Lunga tirannia». Il re riprese la sua politica assolutistica e inasprì la tassazione per mantenere le spese reali e le spese per l’esercito: tasse su importazione del vino, tasse fondiarie, tasse sui traffici marittimi (skip money). Il re, insomma, aveva di nuovo danneggiato la classe economicamente più viva del paese, sia i mercanti borghesi, sia la Gentry, cioè la piccola nobiltà terriera capitalistica.

Nel 1638 i cattolici scozzesi insorsero perché l’arcivescovo Laud impose il «book of common prayer» anglicano (cioè un libro di preghiere luterane del 1549). La rivolta costrinse il Re a convocare il Parlamento nel 1640 per ottenere l’assenso per i prelievi fiscali necessari a finanziare le operazioni militari in Scozia. Il Parlamento avrebbe acconsentito alla tassazione solo se il re avesse abbandonato la politica assolutistica. Il re, dopo un mese, sciolse il parlamento («breve parlamento»). A Novembre dello stesso anno Carlo I, a causa del prosieguo della rivolta scozzese, riconvocò il Parlamento, che rimase il carica fino al 1653 («lungo parlamento»). Lo scontro fu durissimo: il Parlamento fece condannare a morte Laud e si oppose duramente alla politica assolutistica del Re, privandolo del diritto di sciogliere il Parlamento quando gli faceva comodo. Inoltre, vi era la questione del controllo dell’esercito: entrambi volevano controllo esclusivo delle forze armate.

Il Parlamento, allora, presentò la «Grande Rimostranza», documento con cui pretendeva di:

1. controllare l’esercito;

2. subordinare la nomina reale dei ministri al previo consenso parlamentare,

3. abolire l’Episcopato, cioè la gerarchia dei vescovi, per poter dare alla Chiesa inglese la struttura democratica presbiteriana, secondo cui ogni comunità o chiesa locale si autogestiva eleggendo in autonomia le proprie guide spirituali.

Carlo I considerò inaccettabili le richieste sopra esposte e ordinò l’arresto dei leader parlamentari. Questi riuscirono a sfuggire all'arresto e ad organizzare la reazione. Siamo nel 1642: è iniziata la I rivoluzione inglese.


Guerra civile e rivoluzione

Secondo gli storici, la I rivoluzione inglese fu anche una «guerra civile», poiché vide contrapposti inglesi contro inglesi:

1. esercito realista: alta nobiltà e alta borghesia (conservatori monarchici);
2. esercito parlamentare: le «teste rotonde» (capigliatura puritana), composte da gentry, media borghesia, commercianti e artigiani, la borghesia capitalistica.

Essa fu soprattutto una rivoluzione, poiché l’obiettivo dei rivoltosi era «ribaltare» l’ordine monarchico a favore dell’ordine parlamentare.


Le forze parlamentari

Le forze parlamentari erano eterogenee, con idee molto diverse; i partecipanti erano accomunati dalla volontà di ribaltare monarchia e Chiesa:

1. i presbiteriani: avversi alla Chiesa anglicana;
2. gli indipendenti: i puritani veri e propri;
3. i levellers (livellatori): chiedevano democrazia (suffragio universale maschile); al loro interno vi era un gruppo chiamato «diggers» («zappatori»), che reclamavano l’abolizione della proprietà privata.

Esclusi i livellers, presbiteriani e indipendenti costituivano la media borghesia capitalistica. Perché questa alleanza nonostante le divergenze economiche? Perché la monarchia danneggiava tutti loro assieme; inoltre, per motivi di convenienza, era utile far sollevare anche gli strati più frustrati della società inglese per poter vincere più facilmente.

Il primo anno le truppe reali ebbero la meglio, ma quando il comando delle truppe parlamentari fu guidato da Oliver Cromwell (indipendente della gentry), le cose cambiarono, anche grazie alla creazione del reparto militare degli Ironsides («fianchi i ferro») e della New Model Army («nuovo modello di esercito»).


La vittoria dei parlamentari e i dissensi interni

Nel 1647 il Parlamento vinse e Carlo I fu imprigionato. Adesso le differenze ideologiche tra gli alleati emergono con forza. Nacquero i cosiddetti «dibattiti di Putney», un’assemblea tenuta presso un sobborgo di Londra, in cui i partecipanti alla rivoluzione espressero le loro divergenti opinioni sul futuro assetto istituzionale dell’Inghilterra:
Cromwell e i moderati: suffragio censitario a piccoli, medi e grandi proprietari terrieri (suffragio: acclamazione, fragore, manifestazione della propria volontà).
Livellatori: suffragio universale maschile, espresso attraverso un documento da loro redatto, il «Patto del popolo».
Nel frattempo il re fuggì in Scozia, riorganizzò l’esercito e si tornò allo scontro. Il parlamento vinse di nuovo (1648). 


La svolta autoritaria di Cromwell: la dittatura

A questo punto Cromwell diede una svolta autoritaria all'Inghilterra: 

1. abolì la camera dei Lord, camera alta che rappresentava nobili e alta borghesia,
2. il 30 gennaio 1649, per la prima volta nella storia, un Parlamento rivoluzionario decapita il re. Finiva la concezione del diritto divino dei re e nacque il Commonwealth («bene comune»), una forma politica poco chiara simile ad una repubblica;
3. epurò i presbiteriani e i levellers, reprimendoli con la forza;
4. sottomise le ribelli Scozia e Irlanda con una spietata campagna militare,
5. nel 1653 sciolse il Parlamento e divenne dittatore con il titolo di Lord Protettore.

Perché fu possibile questa svolta autoritaria? Perché egli godeva dell’appoggio della classe imprenditoriale, verso cui promosse una politica economica favorevole, fatta di sgravi fiscali e scambi commerciali: politica protezionistica (mercantilismo), dominio dei traffici commerciali coloniali e dello scambio di schiavi. Nel 1651 l’Atto di navigazione, legge a favore dei commercianti inglesi, garantiva che il trasporto delle merci da e per i porti inglesi poteva avvenire solo con navi inglesi. Il prezzo da pagare per questi vantaggi economici furono: limitate libertà e pressione fiscale elevata per mantenere l’esercito.

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