RINASCITA ECONOMICA DELL'ANNO MILLE



L’economista Angus Madison sostiene che nell’anno mille si è verificata una svolta consistente in un forte sviluppo economico in Europa occidentale. Ciò ha contribuito all’affermazione dell’Europa nel mondo e alla nascita delle diseguaglianze fra i vari continenti.

Angus Madison ha distinti vari cicli economici che si sono succeduti lungo il millennio che va dal I secolo all'anno Mille. Essi sono raggruppati in tre fasi: I fase positiva I - III secolo d. C; II fase negativa, III - VIII d. C.; III fase positiva: la rinascita dell'anno mille. Adesso le analizzeremo tutte nel dettaglio.

I fase positiva I - III secolo d. C.

La floridità dell'economia era dovuta ai seguenti fattori:

1. La stabilità politica dell’impero romano garantiva lo sviluppo dei commerci: tutte le risorse poterono essere impiegate per le infrastrutture utili all’economia (porti, canali, ponti, strade)

2. La Rete di comunicazione, in un clima di sicurezza e stabilità, favorì gli scambi commerciali sia all’interno sia all’esterno dell’impero.

3. L’unità amministrativa dello stato romano permetteva una migliore gestione burocratica dell’economia.

4. L’unità monetaria (economia monetaria), unità amministrativa. Tutto ciò favorì la circolazioni di una vasta gamma di prodotti provenienti dalle vari parti dell’impero 


II fase negativa, III - VIII d. C.

Il regresso dell'economia in questa fase fu dovuto ai seguenti fattori:

1. Instabilità politica e insicurezza dovuta alle invasioni barbariche

2. distruzione delle vie di comunicazione terrestri: crollo del commercio

3. Mancanza di risorse da investire in economia: 

a. tutto il denaro dello Stato fu impiegato per la difesa del Limes

b. la necessità di nuove imposizioni fiscali per sostenere le spese militari impoverì i cittadini, che non potevano più stimolare l’economia

c. ciò comportò la diminuzione della produzione, il conseguente aumento dei prezzi (inflazione) e ulteriore impoverimento.

Conseguenze della fase negativa:

1. Spopolamento e abbandono delle città
2. Regressione da un’economia monetaria e una economia naturale
3. Crisi agricoltura: riduzione dei campi coltivabili (numerose terre rimasero incolte). Ciò generò carenza di prodotti agricoli, carestia, inflazione, impoverimento della popolazione. 
4. Dobbiamo aggiungere anche casi di epidemie che hanno colpito la popolazione.


Caratteri dell’economia in questo periodo di crisi: economia curtense

In questi periodo di crisi e di frammentazione politica, si era affermato il Feudalesimo. Tale organizzazione, oltre a fungere da ramo amministrativo, era diventato l’unico centro attorno a al quale poter organizzare un’attività economica. Poiché al centro dell’economia feudale c’era la curtis, cioè la parte materiale del Feudo (Terra del Dominus), l’economia di questo periodo fu definita curtense, caratterizzata da: autoconsumo, scambi con centri esterni assenti o minimi, forzatura delle colture in terreni poco produttivi, senza migliorie tecniche.


Struttura della Curtis

Il Feudo fu diviso in curtes (plurale di curtis), o villae (plurale di villa) e il titolare era chiamato Dominus (Signore).

La curtis era suddivisa in:

1. pars dominicia, la parte del Signore, coltivata da servi. In questa zona, i lavoratori della pars massaricia, erano obbligati a prestare giornate lavorative gratuite (corvees: termine francese che deriva dal latino “corrugata”, cioè «opera richiesta»).
2. pars massaricia, la parte affidata ai contadini, servi o liberi che pagano un canone in denaro o in natura. I mansi (terreni) coltivati dai servi erano detti mansi servili, quelli coltivati dai contadini liberi erano chiamati mansi ingenuili (in latino: libero). I servi erano giuridicamente legati alla terra (in latino «gleba»): quando si vendeva la terra, era venduto anche il servo legato ad essa. 

Il Signore era titolare delle bannalità, cioè tutti i tributi legati al «potere di banno» (potere di comando): uso del forno, raccolta della legna nel bosco, permesso di matrimonio.

Signoria locale

L’economia curtense era la forma di organizzazione della produzione materiale della vita esistente all’interno delle Signorie locali.
In questa economia chiusa, vi era poco spazio per gli scambi, sia perché il commercio era in crisi, sia perché il surplus da destinare ai mercati era minimo, a causa dell’arretratezza della gestione della produzione agricola che non permetteva di ricavare grandi raccolti.
Il Signore era la figura centrale, poiché nella situazione di crisi del potere pubblico, esercitava poteri spettanti al governo centrale. Ciò, più che una usurpazione, fu una necessità dettata dalla grave situazione di vuoto di potere. Inoltre, egli aveva la forza economica tale da poter mantenere un proprio esercito a cui i sovrani si rivolgevano per combattere le guerre fra Stati.


III fase positiva: la Rinascita dell’Anno Mille in Europa

Quali furono le cause della rinascita economica?

1. miglioramento climatico (diminuzione freddo e piogge) favorirono l’agricoltura.
2. fine delle invasioni barbariche (normanne, saracene, ungari).
3. nuovi strumenti e tecniche in agricoltura: collare rigido per i buoi, aratro pesante in ferro su due ruote; rotazione triennale, mulino ad acqua (energia idraulica che facilita la macinazione del grano, lavoro nei frantoi); diversificazione delle colture.
4. lento ma graduale incremento demografico che stimolò la necessità di aumentare le risorse alimentari: stimolo all’agricoltura, disboscamenti, bonifiche, liberazione dei servi, i quali diventavano piccoli coltivatori autonomi dietro corresponsione di un canone. Tutto ciò comportò un aumento della superficie coltivabile. Il fenomeno del dissodamento è legato anche al lavoro dei monaci che seguivano la regola benedettina (Ora et Labora, Benedetto da Norcia nel 534) e ai monaci cistercensi, molto all’avanguardia nella coltivazione dei campi.

Riassumendo:

La Rinascita dell’agricoltura ha generato la Rinascita dei commerci, degli investimenti e del settore finanziario. L’aumento della produzione agricola, infatti, ha incrementato la disponibilità del surplus dei prodotti per i mercati (le “eccedenze”). 

Effetti positivi della rinascita economica

Nasce l’economia di mercato, cioè un sistema economico in cui:

1. vi è libertà di scambio e libera «iniziativa privata».
2. lo scambio è basato sulla moneta (economia monetaria)
3. l’entità degli scambi e dei prezzi dipende dall’interazione tra domanda e offerta: insomma, nessun potere estraneo all’economia può imporre «quanto» scambiare e a «quale prezzo».

Gli scambi stimolano la nascita delle fiere e dei circuiti commerciali:

1. Nascono le fiere, grandi mercati tenuti in alcuni momenti dell’anno. Una delle più note era nella Champagne (Francia nord – orientale).
2. Si sviluppano nuovi circuiti commerciali, cioè rotte commerciali che fungevano da mercati di scambio. I più noti all’epoca erano quello delle Fiandre (Olanda, Belgio, Francia settentrionale) e della Lega anseatica (Lega di Hansa: Colonia, Amburgo, Lubecca). In questi circuiti si scambiavano prodotti provenienti dal Mediterraneo (olio, vino e altro) con prodotti del luogo: pellicce, legname, ferro svedese, pesce secco)
3. Rinascono le città come centri di attività economica: mercati, fieri e luoghi d’incontro tra commercio marittimo e commercio via terra, come Genova e Venezia, «città – passaggio» verso l’Europa del Nord.

La rinascita dei commerci stimola le «vie commerciali»  e nuovi «strumenti finanziari»:

Le vie di comunicazione erano piene di costanti pericoli:

a. Vie di terra: attacchi di briganti, aggressioni di Signori prepotenti, strade malandate       
b. Vie di mare: attacchi dei pirati, naufragi.

Tutte queste difficoltà, piuttosto che scoraggiare il commercio, hanno stimolato la ricerca di nuove soluzioni

1. Pagamento pedaggi delle strade nei feudi.
2. Uso di carte nautiche, bussola, timone.
3. Uso della lettera di cambio, per evitare di portare denaro che può essere perduto e/o rubato. Essa fu introdotta dai genovesi nel XII secolo, e costituiva documento sostitutivo del denaro liquido. Essa anticipa la “cambiale”, l’assegno bancario e la carta moneta.


Nascono nuovi mestieri nel campo della finanza e nuovi investimenti:

Nasce il cambiavalute (bancherii, poiché lavoravano dietro un banco): nel XII secolo a Genova questa figura cambiava le monete nella piazza del mercato, prestavano denaro, emettevano lettere di cambio, finanziavano spedizioni commerciali. Tra i più noti vi erano gli italiani (genovesi, toscani, veneziani). Da queste attività nacquero le banche.
Il commercio, anche per i pericoli che comportava, era un’attività costosa: il mercante raccoglieva soldi da finanziatori (commenda, cioè “affidare assieme”). Al ritorno, il mercante ripartiva gli utili agli investitori in proporzione al denaro investito. Lettura storiografica pag. 101 (Commenda).
Prestito a interesse: condannato dalla Chiesa poiché era peccato lucrare senza lavorare (Usura: da «usare» in senso spregiativo), questa attività fu gestita dagli Ebrei, svincolati dal rischi di condanna.

Per lezioni individuali contattatemi via mail: puglisi.giancarlo@hotmail.it

Segui le mie video lezioni su Youtube 

Se apprezzi i miei contenuti gratuiti, sostienimi!

 

Nessun commento:

Posta un commento

Lezioni individuali discipline umanistiche e supporto a studenti con disagi cognitivi

Cari studenti e studentesse, benvenuti sulla mia pagina personale. La mia attività Sono un professore di Filosofia , Storia , Scienze Umane ...