L’ ANARCHIA MILITARE A ROMA TRA IL 235 – 284 d. C.

La crisi militare 

L’impero cadde in una grave crisi militare che durò cinquant’anni:

1. i Barbari attaccarono su diversi fronti, Reno e Danubio: Goti, Alamanni, Franchi, Eruli entrarono nell’impero seminando razzie e terrore.

2. i Persiani minacciavano i confini orientali.

3. le legioni nominavano e uccidevano imperatori senza alcun controllo; spesso i nuovi nominati non avevano il tempo di giungere nemmeno a Roma, vista la perenne urgenza di risiedere presso il LIMES, o perché uccisi dai loro eserciti o morti in battaglia al fronte. Gli storici parlano di Anarchia militare.

Dal 253 al 260 fu acclamato imperatore Valeriano. Divise l’impero, per poter meglio difenderne i confini, in due zone: 

1. Oriente, diretto da lui in persona, per contrastare i Persiani (ucciso in battaglia)

2. Occidente, governato dal figlio Gallieno (ucciso da una congiura).

Nel 270 Aureliano fu acclamato imperatore: ricondusse l’impero all’unità originaria e riportò l’ordine sul piano politico e militare. Fu l’artefice delle mura aureliane.


La crisi economica e sociale

Ecco ulteriori cause della crisi economica. Abbiamo già parlato dell’inflazione, della svalutazione delle monete e delle spese militari. Dobbiamo aggiungere che nella situazione dell’epoca, in cui il debole LIMES non riesce a frenare le invasioni barbariche, i commerci si ridussero. Inoltre, le continue invasioni comportavano distruzione e saccheggi che depauperavano città e villaggi. Tutto ciò comportò un generale impoverimento che, a sua volta, diminuì il gettito fiscale delle entrate statali. Nelle campagne la manodopera scarseggiava, poiché le dure condizioni economiche e i rischi connessi alle invasioni portarono all’abbandono delle terre.

Che spiegazione si davano i romani di questo periodo di crisi?

La colpa cadde sui cristiani: il loro culto aveva generato l’ira degli dèi romani, protettori della patria. Stranieri in patria terrena (Roma), si rifiutavano di bruciare l’incenso davanti le statue degli imperatori. L’adorazione delle divinità pagane contrastava con il loro monoteismo. Il cristianesimo, nonostante le persecuzioni, era ormai parte integrante dell’impero, poiché la nuova religione andava diffondendosi anche presso i ceti più alti. Prendeva piede pure l’organizzazione della Chiesa, la cui struttura era suddivisa in Diocesi («amministrare»), a cui capo stava il Vescovo, referente principale per le popolazioni in cerca di protezione in un clima di generale insicurezza. Spesso erano loro che trattavano con i barbari invasori e organizzavano la difesa della città, a causa delle lontananza del potere centrale.


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