LA TEOCRAZIA DI BONIFACIO VIII E LO SCONTRO CON LA FRANCIA

 

La teocrazia e il giubileo

Dopo Innocenzo III, continuatore della politica teocratica fu Bonifacio VIII. Benedetto Caetani, papa dal 1294 al 1303, rivendicò la plenitudo potestatis, la pienezza del potere del pontefice su ogni altro potere. Ciò significava che il papa doveva avere, oltre il potere spirituale, anche il potere temporale a discapito del potere imperiale.  

Bonifacio celebrò il primo Giubileo della storia cristiana: dall’ebraico Jobel, esso indicava l’anno della remissione dei peccati. Infatti, in quell’occasione il papa promosse l’indulgenza plenaria (cioè completa), il fedele che si recava in pellegrinaggio a Roma otteneva la remissione della pena che questi avrebbe dovuto scontare dopo la morte nel Purgatorio. 

Sui motivi gli storici non sono tutti concordi: 

a) alcuni sostengono che il cosiddetto «turismo religioso» avrebbe giovato alle casse di Roma;

b) altri, invece, sostengono che il papa venne incontro alle esigenze religiose del popolo romano, che il natale precedente si era recato a San Pietro per chiedere il perdono completo dei peccati; 

c)altri ancora sostengono che fu una manovra per restaurare il prestigio del papa agli occhi della gente e, di conseguenza, per riaffermare la superiorità del potere papale su quello imperiale.


Scontro tra papa e Francia

Abbiamo visto precedentemente che le monarchie europee cercavano di rafforzarsi: era in fase di costruzione sia l’apparato burocratico (l’insieme di funzionari e uffici); si cercava di mettere ordine alla tassazione, combattendo le immunità ecclesiastiche, che non pagano tributi agli stati dove avevano le proprietà; inoltre, le precedenti guerre aveva svuotato le casse dello Stato. Fu così che in Francia e Inghilterra, ad esempio, fu imposta la decima (imposizione fiscale: decima parte, in natura o denaro, del prodotto dei terreni agricoli) anche ai territori sottoposti al clero in territorio francese.

Bonifacio VIII si ribellò, poiché questa era una violazione dei diritti papali. Tale pensiero preso corpo nella bolla (documento ufficiale in cui si esprimeva un decreto papale) Clericis laicos: ogni laico (intendeva i monarchi) che avesse imposto tasse agli ecclesiastici senza il consenso del papa, sarebbe stato scomunicato. Inoltre, il clero era liberato dal versare i tributi sopra detti (1296).

L’Inghilterra obbedì, la Francia, invece, con il re Filippo IV il Bello, della dinastia dei capetingi (1285 – 1314), nel 1302 fece arrestare il legato papale (rappresentante del papa presso le autorità statali, un ambasciatore). Subito dopo il re convocò gli Stati Generali (l’assemblea che riuniva i rappresentanti dei tre ordini, simbolo della nazione francese): questi, compreso lo stesso clero francese, decisero che il potere reale derivava direttamente da Dio, senza l’intermediazione papale.

Bonifacio VIII, sempre nel 1302, reagì con la bolla Unam Sanctam, che riaffermava  la superiorità del potere spirituale su quello potere temporale monarchico. La Chiesa, addirittura, ha la «spada temporale», cioè il simbolo del potere temporale. Ogni monarca era legittimato dal papa.

La situazione precipitò: Filippo tramite l’aiuto di mercenari e della famiglia romana dei Colonna, nemica della famiglia papa dei Caetani, imprigionò il papa nella sua stessa residenza di Anagni, la sua città natale (settembre 1303). Si narra che Sciarra Colonna lo schiaffeggiò con un guanto di ferro (la storiografia parla sia di «oltraggio di Anagni», sia di «schiaffo di Anagni»). Il popolo di Anagni si sollevò e liberò il papa, che poté tornare a Roma.

Nel 1305 fu eletto papa il francese Clemente V (Bertrand de Got), che trasferì la sede papale ad Avignone. Tale periodo è noto come «cattività avignonese»: la sede papale fu tolta a Roma per circa settant’anni, dal 1305 al 1377 (dal latino «captivus»: prigioniero).

Perché questa scelta? Ecco le motivazioni:

1. la città di Roma era insicura per lotte intestine.

2. il nuovo papa comprese che doveva trovare un compromesso: visto che il re minacciò una scisma con la Chiesa di Roma, era necessario sia ricucire i rapporti col monarca, sia rimanere indipendenti dal suo potere: ecco che il papa scelse Avignone, proprietà feudale dei d’Angiò, sovrani di Napoli, vicinissimo al Contado Venassino, di proprietà pontificia.

In cambio della ricucitura dei rapporti, il papa acconsentì alla volontà di Filippo di sopprimere i Templari nel 1312 (ordine monastico cavalleresco), i cui beni sarebbero stati incamerati dalla monarchia francese, verso cui il re era anche debitore.

La lontananza del papa lasciò Roma nel disordine politico ed economico: nel 1347 Cola di Rienzo, un notaio di umili origini, guidò una rivolta contro i baroni (le famiglie nobili), instaurando un governo favorevole ai ceti più bassi. L’esperienza di Cola, sfociata, in realtà, in una politica dispotica e sfarzosa finì nel 1354, quando fu massacrato dalla folla romana. Il cardinale Egidio di Albornoz riprese il governo cittadino, che riuscì riportare l’ordine, specie tra le famiglie nobiliari in lotta.


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