I Marxisti: Bolscevichi e Menscevichi

 

La via marxista verso la modernizzazione


Ai fini della modernizzazione della Russia, i Marxisti proponevano una terza via distinta da quelle proposte da Occidentalisti e Slavofili. La proposta marxista si proponeva di eliminare i difetti del Capitasimo liberale ma di conservare quanto vi ritrovava di utile al suo interno.

Rispetto ai populisti, i marxisti:
1. valutavano positivamente i progressi prodotti dalla rivoluzione industriale capitalistica.
2. la classe sociale rivoluzionaria era il proletariato industriale, che andava istruito per far nascere una coscienza di classe rivoluzionaria;
3. la via occidentale, era in un certo senso recuperata all’interno del loro progetto rivoluzionario: la costruzione di uno stato liberale borghese sarebbe propedeutica all’instaurazione della futura rivoluzione socialista;
4. non erano d’accordo con i metodi terroristici: questi generavano reazioni repressive che intralciavano lo sviluppo e l’organizzazione di un partito centralizzato che avrebbe direzionato i proletari  nella costruzione della coscienza di classe.

Nel 1898, al congresso di Minsk, i marxisti russi fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR)
 

  Bolscevichi e Menscevichi


Nel 1903 il partito si divise in due correnti di pensiero: Bolscevichi e Menscevichi

BOLSCEVICHI («la maggioranza», a capo vi era Vladimir Uljanov, detto Lenin):

1. partito centralizzato guidato da professionisti della politica, atto a guidare (inquadrare) gli operai verso l’abolizione della proprietà privata e la collettivizzazione dei mezzi di produzione.
2. il proletariato: protagonista della rivoluzione, avrebbe poi guidato i contadini e instaurato la «dittatura del proletariato». Il progetto sociale era ambizioso: terra ai contadini (parziale proprietà privata), riforme sociali, controllo statale sull’industria (collettivizzazione dei mezzi di produzione).
3. lotta di classe: nessuna alleanza con la borghesia e con gli strumenti delle democrazie liberali. Lo Stato liberale deve essere abbattuto, poiché è strumento di sfruttamento dei borghesi sugli operari (suffragio censitario e il suo parlamentarismo ristretto, la rappresentanza senza vincolo di mandato, la separazione dei poteri che opprimeva il popolo alienandolo dalla partecipazione diretta al potere).

All’interno della corrente bolscevica si distinse, oltre Lenin, anche Lev Trockij, teorico della «rivoluzione permanente». La crisi della borghesia russa è la condizione che permette di realizzare la rivoluzione anticipata, senza aspettare la crisi completa del capitalismo. Mentre Lenin pensava che la rivoluzione si sarebbe realizzata tramite l’alleanza di contadini e operai russi, Trockij, invece, proponeva un’altra soluzione, poiché secondo lui queste due classi, una volta arrivate al potere si sarebbero scontrate. Il padronato, infatti, si sarebbe alleato con i contadini in funzione anti proletaria. La soluzione, allora, è quella dell’alleanza tra tutti i proletari dell’Europa occidentale, poiché solo se la rivoluzione supera i confini nazionali sarà in grado di preservare se stessa.

MENSCEVICHI (in russo «la minoranza», a capo vi era Martov):
1- partito di massa
2- non è ancora tempo per la rivoluzione: è necessario attendere un maggiore sviluppo del capitalismo borghese, come voleva Marx, per innestare la rivoluzione socialista. La Russia è ancora troppo arretrata.
3- Programmi di riforme: programma minimo
4- alleanza con i partiti liberali
5- il voto democratico era lo strumento per raggiungere il potere
Insomma: il cambiamento sarebbe dovuto avvenire gradualmente attraverso un processo di riforme, sfruttando le dinamiche e le istituzioni delle democrazie parlamentari liberali.

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