Lezioni individuali discipline umanistiche e supporto a studenti con disagi cognitivi




Cari studenti e studentesse, benvenuti sulla mia pagina personale.

La mia attività


Sono un professore di Filosofia, Storia, Scienze UmaneLetteratura e lingua italiana. Ho maturato una lunga esperienza di insegnamento in vari licei italiani (Firenze, Piemonte, Bologna, Sicilia). Da circa vent'anni impartisco lezioni individuali e di gruppo privatamente a studenti di scuola superiore, universitari e stranieri.

La mia esperienza oltre che prettamente disciplinare, si è arricchita grazie all'opportunità offertami dall'incontro con molti studenti e studentesse con problemi di apprendimento, nel caso specifico DSA (maggiormente casi di Dislessia) e disabilità (casi di studenti con ritardi cognitivi e situazioni Bordeline).

Gestisco un canale Youtube con video di Filosofia, storia e politica.
Se ti interessa, guarda questo link: Filosofia e Storia - Giancarlo Sebastian Puglisi

Nell'ultimo periodo ho avviato un'attività di coaching in competenze comunicative per il mercato statunitense. Se ti interessa saperne di più, basta collegarti su questo link: helpforyourself.com




Come posso aiutarti


Se studi alle superiori o all'università e hai difficoltà nelle discipline elencate sopra e affini (beni culturali, percorsi artistici, purché ambito umanistico), oppure se devi affrontare un concorso pubblico, o se vivi le situazioni di disagio di cui accennavo prima, sono la persona giusta per te. Affronteremo assieme ogni aspetto della tua preparazione, dalla comprensione e analisi del testo da studiare, alla rielaborazione critica tramite la stesura di mappe (concettuali e strutturate), riassunti, tesine ed esposizione orale. Cureremo ogni dettaglio con l'obiettivo di farti superare un esame, un'interrogazione o un compito in classe e farti andare avanti nel tuo percorso nella maniera più agevole possibile. 


Come si svolgono le lezioni

Grazie al Covid (sembra un ossimoro, lo so!), come tutti ben sapete, si è fatta strada questa grande novità delle lezioni a distanza, che già in realtà esistevano (io la prima la feci nel 2010!), ma solo con l'urgenza di limitare i contatti, sono diventate ormai un modus operandi a cui ci siamo abituati. Inoltre, a causa della mia vita da nomade digitale, ho deciso di spostare tutta la mia attività solo sulla modalità online. Pertanto ti dico subito che lavoreremo in remoto. Basta una discreta connessione internet e magari un account su Skype (il mio preferito) o su altra piattaforma che concorderemo assieme, e faremo tranquillamente lezione.


Metodo


Spesso mi viene chiesto "prof. qual è il suo metodo?". Ti dico subito che la domanda è posta male. A mio parere, e sulla base della mia esperienza professionale, esistono "strategie". Se hai un livello abbastanza avanzato e hai solo bisogno di qualcuno che ti ascolti prima di un esame, il mio compito sarà quello di ascoltarti e correggerti. Se invece hai necessità di rafforzare la comprensione del testo, è ovvio che dovrò stare li a martellarti con la lettura, analisi e rielaborazione critica. Se invece hai urgenza di un impegno imminente (esame o altro), magari posso assisterti nella stesura di una tesina o di una rielaborazione scritta del contenuto di studio che dovrai esporre. Da quanto detto è chiaro che il "metodo" - ma tu hai già capito che si tratta di strategie -  sarà calibrato sulle tue esigenze personali, dunque sulle tue difficoltà specifiche e sulle tue qualità.

Il mio motto è: lavoro affinché tu possa non avere più bisogno di me.

NB: non mi piacciono le attività scorrette. Mi spiego. Spesso mi è capitato di ricevere richieste di aiuto "durante" un esame universitario: cellulare acceso di nascosto, invio di soluzione di quesiti via chat. Inutile soffermarmi sulla correttezza o sulla legalità di quanto mi è spesso stato richiesto. Dunque, per queste cose non voglio assolutamente essere contatto.

Prezzi e pagamenti

20 euro per 1 ora


Chiaramente, non sto lì a guardare il minuto spaccato. Mi piace essere flessibile.

Pagamenti preferibilmente PayPal, PostePay Evolution oppure Bonifico istantaneo. Ovviamente, cercherò di venirti incontro entro i limiti del possibile.

Per qualunque informazione e senza impegno o vincoli, scrivimi una mail a puglisi.giancarlo@hotmail.it oppure su WhatsApp al 3288281817. Risponderò entro 24 h. 




Titoli

  • Laurea in Filosofia 2006
  • Abilitazione per l'insegnamento delle discipline di Filosofia e Storia nei licei 2013 
  • Master in Didattica interculturale 2015
  • Vincitore di concorso a cattedra 2018

Lingue

Italiano: madrelingua
Inglese: C1
Spagnolo: C1


Pubblicazioni

Lingua italiana

  • Il debito del cristianesimo delle origini nei confronti della filosofia. Il rapporto tra fede e ragione. Aracne Editore 2019
  • Kant: dall’anarchia dello stato di natura alla libertà civile, in Dialegesthai, Rivista di Filosofia, Università Roma Tor Vergata

Lingua inglese

  • How to Overcome Public Speaking Anxiety: Tips and tricks to become a successful public speaker. Kindle edition
  • Don't be afraid to say the first word!! Tips and exercises to: Break the ice, Overcome the fear of rejection, Use your vulnerability to your advantage, and Avoid errors that ruin your conversations. Kindle edition






L'Impero carolingio


Nel 688 Pipino di Herstal  fonda una dinastia che prenderà il nome di "carolingia" in onore del suo esponente più importante, Carlo Magno, discndente di Pipino. La nuova dinastia ha sempre avuto ottimi rapporti con la Chiesa romana, motivo per cui i sovrani franchi sono sempre stati considerati i difensori della cristianità. Un esempio fu Carlo Martello, che inflisse la prima battuta d'arresto all'avanzata araba nella battaglia di Poitiers (732). Il rapporto privilegiato dei Franchi con il mondo cristiano non si risolve soltanto nella difesa militare che questi hanno offerto, ma trova le sue origini nella storica conversione del re merovingio Clodoveo al cattolicesimo nel 493.

Il disegno politico di Carlo Martello era di estendere l'influenza franca verso il sud dell'Europa, agevolato non solo dal privilegiato rapporto con il papato, ma anche dal bisogno di quest'ultimo di difendersi dalla pressione longobarda in Italia. Detti presupposti spiegano le tre discese in italia dei Franchi, quella del 754, quella del 756 e quella del 774, che vide protagonista già Carlo Magno, il quale porrà fine al regno longobardo, inglobandolo nel Regno dei Franchi. Carlo Magno completò il disegno politico dei suoi avi, promuovendo l'estensione dell'influenza franca in Europa, non solo in Italia ma anche nei territori posti a sud est e sud ovest dell'attuale Francia (Pirenei). Il Regno Franco si estendeva su un territorio vastissimo. Possiamo anzi affermare che questo fu il più esteso regno cattolico dalla fine dell'impero romano. 

La posizione di preminenza e potere di Carlo non era solo un vantaggio per il monarca franco, ma rappresentava anche una garanzia anche per il papa, che si ritrovava ada avefre un alleato militarmente forte, cattolico e sempre dalla sua parte - chiaramente per convenienza politica. Fu allora che il papa pensò di utilizzare il potere di Carlo per contro bilanciare il potere dell'imperatore bizantino, il quale era schierato con chiesa di Costantinopoli nella disputa contro il papa sulla questione iconoclasta. Dunque Carlo doveva diventare al pari dell'imperatore bizantino, cioè imperatore. In questo contesto politico-religioso, la notte di narale dell'800 il Papa in coronò imperatore Carlo Magno. 

  Tale gesto significò non solo la sottomissione del potere temporale al potere spirituale (ogni monarca è vassallo del papa) ma anche la legittimazione su base cristiana: obiettivo principale del potere monarchico era la difesa del cristianesimo. Con questo gesto, dunque, il papa rafforzò il suo potere come mai avvenne prima nella storia.

In realtà la questione dell'incoronazione ha anche altre probabili motivazioni. Un anno prima dell’incoronazione, Papa Leone III, dopo esser scampato ad un attentato voluto dai nobili romani, riuscì a fuggire e a raggiungere a Paderborn il Re Carlo a cui chiese protezione. Con una scorta reale Leone III fu ricondotto a Roma, e l'incoronazione dell'anno dopo fu il ringraziamento al sovrano franco per la protezione ricevuta.

La politica di Carlo, dunque, non poteva eludere l'impegno preso, ovvero la difesa del cristianesimo. Pertanto, prese avvio una politica di conversioni forzate di massa, principalmente a danno dei Frìsoni, nell'area dell'attuale Olanda, dei Sassoni e degli Àvari, che gli consentì di controllare le sponde occidentali del Danubio e di fare penetrare per la prima volta il Cattolicesimo nel mondo slavo. Le conquiste di Carlo Magno furono completate dall'annessione incruenta della Baviera.

Per poter amministrare e controllare il territorio statale, Carlo suddivise amministrativamente il regno  in contee, affidate ai conti e marche, affidate a ufficiali detti marchesi. Conti e marchesi provenivano dall'aristocrazia franca, legati al monarca da vincoli di fedeltà personale e remunerati secondo il sistema feudale (beneficio, cioè la terra). Le funzioni amministrative, dunque, facevano sì che essi diventassero grandi proprietari terrieri. In seno al sistemava feudale si dislocava l'esercito, struttura militare fornita dall'aristocrazia feudale al monarca in caso di guerra.

Il sovrano sorvegliava i comportamenti di conti e marchesi attraverso ispettori fedeli al monarca chiamati
missi dominici.

Periodicamente venivano convocate importanti riunioni dette «placiti», i cui provvedimenti erano raccolti in testi chiamati «capitolari», che avevano valore di legge in tutto il regno.








 

 La prima rivoluzione russa (rivoluzione russa del 1905)




Dopo la sconfitta della Russia contro il Giappone nella guerra per il controllo della Manciuria e della Corea, il governo dello zar entrò in crisi, poiché alla responsabilità della sconfitta si aggiunse l’opposizione popolare per le dure condizioni di vita. Il 9 gennaio 1905 una folla di 140.000 persone protestò pacificamente a Palazzo d’Inverno, a San Pietroburgo: l’obiettivo era di ottenere protezione dallo zar e diritti politici, cosa che minava l’assolutismo zarista. 

La reazione militare fu spietata: migliaia di morti furono lasciati sulla piazza, (domenica di sangue), con la conseguente ondata di rivolte e scioperi anti zaristi nelle fabbriche e nelle campagne. La rivolta dilagò fino a toccare anche l’esercito, che espresse l’apice del malcontento attraverso l’ammutinamento della corazzata Potemkin.

Il governo zarista inviò navi inviatele per contrastare la rivolta. L’equipaggio, invece, si unì alla rivolta. Lo zar, per evitare che la situazione precipitasse, concesse aperture liberali: la creazione di un Parlamento (la Duma) e l’indizione di elezioni ad ampio suffragio maschile. 


Il malcontento durò fino ad ottobre: la rivendicazione economica e quella politica presero corpo nella creazione del primo Soviet russo nelle fabbriche di San Pietroburgo: era un consiglio di operai basato sul principio della democrazia diretta. I membri erano eletti sui luoghi di lavoro e la loro carica era revocabile in qualsiasi momento. A capo vi era Trockij, all’epoca vicino ai menscevichi.



I Marxisti: Bolscevichi e Menscevichi

 

La via marxista verso la modernizzazione


Ai fini della modernizzazione della Russia, i Marxisti proponevano una terza via distinta da quelle proposte da Occidentalisti e Slavofili. La proposta marxista si proponeva di eliminare i difetti del Capitasimo liberale ma di conservare quanto vi ritrovava di utile al suo interno.

Rispetto ai populisti, i marxisti:
1. valutavano positivamente i progressi prodotti dalla rivoluzione industriale capitalistica.
2. la classe sociale rivoluzionaria era il proletariato industriale, che andava istruito per far nascere una coscienza di classe rivoluzionaria;
3. la via occidentale, era in un certo senso recuperata all’interno del loro progetto rivoluzionario: la costruzione di uno stato liberale borghese sarebbe propedeutica all’instaurazione della futura rivoluzione socialista;
4. non erano d’accordo con i metodi terroristici: questi generavano reazioni repressive che intralciavano lo sviluppo e l’organizzazione di un partito centralizzato che avrebbe direzionato i proletari  nella costruzione della coscienza di classe.

Nel 1898, al congresso di Minsk, i marxisti russi fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR)
 

  Bolscevichi e Menscevichi


Nel 1903 il partito si divise in due correnti di pensiero: Bolscevichi e Menscevichi

BOLSCEVICHI («la maggioranza», a capo vi era Vladimir Uljanov, detto Lenin):

1. partito centralizzato guidato da professionisti della politica, atto a guidare (inquadrare) gli operai verso l’abolizione della proprietà privata e la collettivizzazione dei mezzi di produzione.
2. il proletariato: protagonista della rivoluzione, avrebbe poi guidato i contadini e instaurato la «dittatura del proletariato». Il progetto sociale era ambizioso: terra ai contadini (parziale proprietà privata), riforme sociali, controllo statale sull’industria (collettivizzazione dei mezzi di produzione).
3. lotta di classe: nessuna alleanza con la borghesia e con gli strumenti delle democrazie liberali. Lo Stato liberale deve essere abbattuto, poiché è strumento di sfruttamento dei borghesi sugli operari (suffragio censitario e il suo parlamentarismo ristretto, la rappresentanza senza vincolo di mandato, la separazione dei poteri che opprimeva il popolo alienandolo dalla partecipazione diretta al potere).

All’interno della corrente bolscevica si distinse, oltre Lenin, anche Lev Trockij, teorico della «rivoluzione permanente». La crisi della borghesia russa è la condizione che permette di realizzare la rivoluzione anticipata, senza aspettare la crisi completa del capitalismo. Mentre Lenin pensava che la rivoluzione si sarebbe realizzata tramite l’alleanza di contadini e operai russi, Trockij, invece, proponeva un’altra soluzione, poiché secondo lui queste due classi, una volta arrivate al potere si sarebbero scontrate. Il padronato, infatti, si sarebbe alleato con i contadini in funzione anti proletaria. La soluzione, allora, è quella dell’alleanza tra tutti i proletari dell’Europa occidentale, poiché solo se la rivoluzione supera i confini nazionali sarà in grado di preservare se stessa.

MENSCEVICHI (in russo «la minoranza», a capo vi era Martov):
1- partito di massa
2- non è ancora tempo per la rivoluzione: è necessario attendere un maggiore sviluppo del capitalismo borghese, come voleva Marx, per innestare la rivoluzione socialista. La Russia è ancora troppo arretrata.
3- Programmi di riforme: programma minimo
4- alleanza con i partiti liberali
5- il voto democratico era lo strumento per raggiungere il potere
Insomma: il cambiamento sarebbe dovuto avvenire gradualmente attraverso un processo di riforme, sfruttando le dinamiche e le istituzioni delle democrazie parlamentari liberali.

La Russia prerivoluzionaria

 
Contesto politico

L’Impero russo era uno Stato multietnico al cui interno vivevano popoli con lingue e tradizioni diverse. Il regime zarista era autocratico, cioè con un potere assoluto dello zar, il quale era appoggiato da una oligarchia (Chiesa ortodossa e grandi famiglie aristocratiche) che deteneva il 90% della proprietà terriera.


Contesto economico

 
L’agricoltura era gravemente arretrata e il ceto contadino lavorava in condizioni di sfruttamento dovute ai seguenti fattori:
1. servitù della gleba: il contadino era legato alla terra da un vincolo giuridico;
2. colture estensive: il contadino era costretto ad aumentare la propria produttività attraverso l’aumento dei terreni messi a coltura;
3. il grano: la maggior parte del profitto era incamerato dai proprietari che destinavano il grano prodotto all’esportazione; ciò comportava sia l’impoverimento dei contadini ma anche la penuria di grano.
La condizione di stento e sfruttamento provocava frequenti rivolte contadine, represse spesso nel sangue.


Tentavi di riforme

Nel 1861 lo zar Alessandro II Romanov abolì la servitù della gleba: il contadino che voleva essere libero riceveva la terra in uso (non proprietà) in cambio di un riscatto al proprietario. Questo sistema, però, fece sì che la libertà, subordinata dunque alle possibilità economiche del contadino, si rivelò impraticabile.
La riforma non portò nessun beneficio ai contadini e le tensioni sociali rimasero accentuate.


Lo sviluppo industriale


La Russia tentò un’opera di modernizzazione economica attraverso due vie:

1. l’afflusso di manodopera e capitali stranieri (francesi, tedeschi e inglesi) per l’industrializzazione del paese.

2. l’intervento statale in economia: finanziamenti nel settore siderurgico e ferroviario.
Ciò comportò un «boom economico » alla fine dell’Ottocento: una rapida industrializzazione nei settori petrolifero, tessile e metallurgico.

La società, però, non godette dei benefici della crescita economica, poiché i settori industriali non erano in mano alla borghesia industriale, come avveniva negli altri paesi, ma erano affidati a stranieri: la borghesia russa non aveva grandi spazi di manovra economica né tantomeno potere politico.


Il dibattito politico interno

La situazione sociale, politica ed economica e i cambiamenti in atto in Russia erano sottoposti all’attenzione dell’intellighenzia, la classe colta russa oppositrice allo zarismo, che esprimeva diverse opinioni sulla strada da seguire per l’ammodernamento:

OCCIDENTALISTI
SLAVOFILI
MARXISTI

OCCIDENTALISTI

L’ammodernamento dell’economia russa avrebbe dovuto seguire la via «occidentale europea», introducendo in Russia le strutture politiche ed  economiche occidentali:

1. capitalismo industriale avanzato
2. borghesia industriale come motore dell’economia
3. Stato liberale (monarchia costituzionale parlamentare)

SLAVOFILI


La Russia avrebbe dovuto seguire un percorso proprio ed originale, cercando di non ripetere gli errori dei paesi occidentali: il capitalismo produceva divisione sociale, miseria e sfruttamento del proletariato. Rifiutando il liberalismo, gli slavofili
sostenevano che la classe trainante verso lo sviluppo non fosse la borghesia, ma il ceto contadino. Questa impostazione fu chiamata «populismo», cioè l’esaltazione del popolo contadino russo, che prevedeva la loro alfabetizzazione per una loro presa di coscienza volta all’abbattimento dello Stato, sostituito con libere comunità agricole. I metodi dei populisti, di stampo terroristico, condussero all’assassinio dello zar Alessandro II nel 1881. I populisti erano organizzati nel Partito dei socialisti rivoluzionari.

I MARXISTI

Essi proponevano una terza via che, ad un tempo, eliminasse i difetti e conservasse quanto vi era di utile nel capitalismo liberale. Rispetto ai populisti, i marxisti:
1. valutavano positivamente i progressi prodotti dalla rivoluzione industriale capitalistica;
2. la classe sociale rivoluzionaria era il proletariato industriale, che andava istruito per far nascere una coscienza di classe rivoluzionaria;
3. la via occidentale, era in un certo senso recuperata all’interno del loro progetto rivoluzionario: la costruzione di uno stato liberale borghese sarebbe propedeutica all’instaurazione della futura rivoluzione socialista;
4. non erano d’accordo con i metodi terroristici: questi generavano reazioni repressive che intralciavano lo sviluppo e l’organizzazione di un partito centralizzato che avrebbe direzionato i proletari nella costruzione della coscienza di classe.
Nel 1898, al congresso di Minsk, i marxisti russi fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR).


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I Longobardi



FONTI
Per la ricostruzione della storia dei Longobardi gli storici hanno utilizzato le seguenti fonti scritte:

1. la Historia Langobardorum di Paolo Diacono(fine del secolo VIII)
2. Editto di Rotari promulgato nel 643
3. fonti archeologiche

CHI ERANO I LONGOBARDI
I Longobardi erano una popolazione germanica, seminomade e guerriera.Essi provenivano dalla Scandinavia, poi agli inizi del VI secolo si spostarono in Austria ed in Pannonia (attuale Ungheria), dove ebbero i primi contatti con i Romani.

ORIGINE DEL NOME "LONGOBARDI"?
Secondo alucni studiosi, il termine "Longobardi" deriva dallo scandinavo "vinna", che significa combattere; altri, invece, sostengono esso indicava le loro lunghe barbe. Altri ancora fanon riferimento alle lunghe lance che usavano per combattere.
CHiaramenti il termine "Longobardi" e' il modo in cui gli altri li chiamavano, poiche' il loro nome reale - quello con cui indicavano loro stessi - era Winnili («cani vittoriosi»).


FORMAZIONE DEL REGNO LONGOBARDO
La formazione del Regno Longobardo in Italia e' il culmine di un processo migratorio iniziato molto tempo prima. Lacsiata la terra natia a causa di una grave carestia e si stabilirono nell'rea tedesca. Tentarono diverse volte di avanzare oltre in Danubio, ma senza successo.

Nel 568, sotto la guida del re Alboino, oltrepassaraono il confine delle Alpi Orientali, occuparono il Friuli e la pianura padana.

Il regno longobardo era suddiviso in due parti:

- Longobardia maior in Italia centro-settentrionale

- Longobardia minor in alcune aree dell'Italia centro-meridionale

La costa adriatica e tirrenica del centro Italia, il meridione a sud dell'attuale Campania e tuttel le isole non furono interessate dal controllo longobardo.

Strutturalmente il Regno Longobardo consistette in un insieme di Ducati (con sede nelle principali città), che eleggevano un re con sede a Pavia. Il monarca eletto amministrava le proprie terre attraverso dei funzionari chiamati "castaldi", che avevano anche il compito di controllare l'operato dei duchi. Nei primi tempi della sua vita, il Regno Longobardo fu incentrato su una grande autonomia dei duchi, verso i quali il re esercitava una funzione di raccordo. Con il passare del tempo, pero', vi fu un processo di accentramento del potere nelle mani del re, che non giunse tuttavia a coinvolgere i due ducati di Spoleto e di Benevento, che rimasero di fatto indipendenti.

POTERE E SOCIETÀ
La struttura sociale era di tipo militare, piramidale e patriarcale (famiglia). Il comando a capo della piramide era affidato a un re guerriero scelto i capi dei diversi gruppi tribali, i quali appartenevano alla classe sociale dominante, gli "arimanni" (=uomini liberi), gli unici che avevano il diritto di portare le armi. Gli arimanni venivano addestrati alla guerra sin dall'età di 12 anni. Nel gradino successivamente inferiore della scala gerarchica stavano gli "aldii" (=semiliberi), ex nemici orami sottomessi agli arimanni, obbligati a lavorare la terra. Essi non avevano diritti politici e quando erano citati in giudizio doveva essere rappresetnati dal loro padrone. Sebbene sottomessi ad un padrone la cui terra erano obbligati a lavorare, non erano una sua prorpieta', condizione cui erano soggetti i membri dell'ultima classe sociale. I servi erno spesso in condizione di totale schiavitù.

MONARCHI PIU' IMPORTANTI
Ad Alboino successe un breve periodo di interregno da parte dei Duchi (574-84), nel 584 divenne re dei Longobardi Autari che nel 589 sposò Teodolinda, l

Morto Autari a Pavia nel 590 il duca di Torino Agilulfo nel 591 sposò la sua vedova Teodolinda e gli succedette al trono

Influenzato da Teodolinda, cattolica, favorì la diffusione del cattolicesimo nel suo popolo, inizialmente ariano, e mantenne una politica conciliante con papa Gregorio Magno.

Nel 636 gli successe Ròtari, duca di Brescia, il quale stese i domini Longobardi in Italia attraverso la conquista della Liguria (643)

EDITTO DI ROTARI
Promulgato a Pavia nel 643, e' la prima stesura ufficiale di leggi longobarde. Il monarca incaricò il notaio Ansoaldo di ricercare presso gli anziani consuetudini e le usanze (cawarfida) longobarde fino ad allora venivano tramandate oralmente, le quali furono raggruppate messe per iscritto in lingua latina, in 388 capitoli.

Il contenuto giuridico riguarda esclusivamnete il diritto longobardo fino ad allroa tramandato: crimini politici e militari, reati contro le persone e le cose, diritto familiare, processuale e obbligazioni varie, privilegi reali.

Sulla base del principio della personalità del diritto, l’Editto si rivolgeva ai soli Longobardi, metnre i Romani continuarono a seguirono le loro leggi ed i loro costumi.

L'editto introdusse il giudrigildo ("pagamento-uomo"): istituto giuridico che prevede una indennità economica corrispondente a risarcire il danneggiato e i suoi parenti, commisurato sulla base dello statsu sociale dell'offeso. Esso fu introdotto per per limitare il ricorso alla faida, la vendetta trasversale privata della famiglia dell'offeso. Cio' raprpesenta non solo un momento dell'assimilazione alla cultura latina ma rappresenta anche un momento di rafforzamento dello Stato, il quale adesso si sostituisce al privato nella gestione della giustizia (giustizia privata VS giustizia pubblica). L'esercizio della coercizione e del diritto penale adesso sono in mano allo Stato.


ECONOMIA
Le principali attività economiche si fondavano sulla guerra (la quale si concretava della razzia nei confronti dei popoli attaccati) la caccia e l’allevamento di maiali e bovini.

E l'agricoltura? Quando si stabilirono in Italia, mantennero soltanto le coltivazioni meno impegnative: miglio, segala ed orzo.


RELIGIONE
Originariamente pagani, con il re Alboino si convertirono alla versione araian del cristianesimo. Con la regina Teodolinda iniziò a diffondersi il cattolicesimo-romano, che fu poi imposto a tutta la popolazione.
I longoabardi precristiania, avevano un particolare culto dei morti: le necropoli erano collocate vicino a un corso d'acqua e a una strada, poco fuori dai villaggi e le tombe erano orientate in direzione Est, affinché il defunto stesso fosse direzionato laddove sorge il sole. I defunti erano sepoliti con i propri abiti quotidiani e gli oggetti di suo quotidiano e altri che ne indicavano lo status: gli uomini con le armi per indicarne il valore militare; le donne con i gioielli per indicarne la provenienza dal ceto dominante.


ARTE
I Longobardi sono noti nell'arte dell’oreficeria, di cui ricordiamo capolavori come la «Chioccia con pulcini», la «Croce di Agilulfo» e la «Corona ferrea».


FINE DEL REGNO LONGOBARDO
Il Regno longobardo cadde nel 774 d.C. e si concluse con la conquista da parte di Carlo Magno, il quale divenne re dei Franchi e dei Longobardi.
In realta'il regno longobardo, piu'che essere smantellato, fu subordinato a un nuovo sovrano e gestito dall'amminsitrazione franca.
La caduta del Regno Longobardo trae origini dalla politica aggressiva di re Desiderio, che decise di invadere lo Stato della Chiesa (772), alleato di due duacati ostili al monarco longobardo, Spoleto e Benevento.
Papa Adriano I chiese aiuto a Carlo, che sconfisse il re longobardo Desiderio a Susa e lo assediò a Pavia (774). Dopo la sconfitta, Desiderio abdicò in favore di Carlo Magno. I territori del regno longobardo finirono sotto il dominio franco, sebbene con un'ampia autonomia, con l'esclusione del ducato di Benevento, che rimase a lungo indipendente e cadde infine sotto la dominazione normanna verso la fine dell’XI secolo.
Il Regno longobardo cesso' di esistere "autonomamente" nel 774 d.C.: Desiderio abidca in favore di Carlo Magno, che divenne re dei Franchi e dei Longobardi. Il regno, dunque, fu semplicemente subordinato a un nuovo sovrano e gestito dall'amministrazione franca.


CONSIDERAZIONI DI ORDINE GENERALE
Fine dell'unita' politica della penisola italica
Il 568, anno dell’arrivo dei Longobardi in Italia,  rappresenta l’inizio della frammentazione politica della penisola, la cui unita' era gia' consolidata sotto l'impero romano. L'unificaizone politica di tutta la penisola tornera' solo con l'unificazione italiana, avvenuta in varia tappe, tra il 1861 (la gran parte della penisola), il 1866 (annessione del Veneto), il 1870 (anno della presa di Rroma, che divenne capitale l'anno successivo), il 1920 (anno dell'annessione del Trentino Alto Adige).

Migrazione o invasione
È possibile che la venuta dei Longobardi in Italia non sia stata una vera e propria invasione, ma sia stata preceduta da negoziati con le autorità bizantine: gli archeologi infatti non ritrovano nessuna traccia rivelatrice di distruzioni o incendi nelle città italiche al momento della loro discesa, e secondo alcuni studiosi questa è la prova che la conquista non fu violenta.

Guerre interne
Il Regno Longobardo fu interessato da continue contese tra i duchi per il potere, cosa che sfociava spesso in guerre che fiaccavano l'economia della penisola. Nel 584 re Autari seppe imporre l’autorità regia ai duchi ribelli.



Giustiniano e la riconquista dell'occidente

 

 

 A differenza della parte Occidentale dell'Impero, a Oriente troviamo una situazione diversa: un impero prospero dal punto di vista economico e compatto dal punto di vista militare e politico. Il territorio molto più facile da difendere e la disponibilità economica, rese l'oriente quasi immune dal rischio di invasioni germaniche.

Dopo la deposizione dell'ultimo imperatore Romolo Augustolo, la parte occidentale rimaneva teoricamente e ufficialmente sotto il controllo dell'imperatore orientale.

Gli Imperatori Bizantini (Impero bizantino sarà il nome dell'Impero romano d'oriente) erano convinti di essere i legittimi sovrani della parte occidentale e ne vogliono riacquistare il controllo, perso a causa della creazione dei vari regni barbarici.
L'imperatore che attuò questo grandioso piano di riunificazione del grande impero romano fu Giustiniano, che regnò dal 527 al 565, tramite l'aiuto di due generali, Belisario prima e Narsete dopo.

Dal momento che la riconquista della parte occidentale prevedeva di fare guerra ai regni romano - barbarici, Giustiniano si doveva assicurare la pace presso i confini orientali dell'impero, evitando che i persiani invadessero Costantinopoli: stipulò un accordo di pace in cambio di un tributo annuale.


Dopo il trattato di pace, il generale Belisario condusse l'esercito alla conquista dell'Africa settentrionale, sconfiggendo i Vandali nel 533 d. C.., e poi verso l'Italia, dove si era instaurato il Regno degli Ostrogoti. Con essi il generale inizio' un terribile conflitto che durò quasi vent'anni che prese il nome di "guerra greco -gotica" dal 535 al 553 (Greci: Impero bizantino - Goti: Ostrogoti)

Se nei primi anni del conflitto vi fu un nulla di fatto, a partire dal 549 le cose cambiarono. Giustiniano rimosse Belisario dall'incarico e nominò il generale Narsete, il quale riuscì a riconquistare l'Italia e stabilì la capitale a Ravenna.

Il processo di riunificazione imperiale si completò nel 554 con la riconquista della Spagna meridionale a danno dei Visigoti.

Riunificata buona parte del vecchio impero, Giustiniano affidò il governo dell’Italia ad un funzionario, l’Esarca (con poteri civili e militari) e impose una pesante fiscalità ai fini del mantenimento dello Stato (esercito, amministrazione, etc.).

L'opera di riconquista, oltre che militare, fu anche giuridica.
Una premessa è, però, necessaria.

Quando i germani penetrarono nell'impero e crearono i loro regni, si era creata una situazione giuridica in cui i latini obbedivano alle loro proprie leggi (principio della territorialità del diritto) mentre i germani obbedivano al proprio diritto nazionale (principio della personalità del diritto). Giustiniano volle imporre universalmente (cioè a tutto l'impero riunificato) il diritto romano: unificazione giuridica tramite l'imposizione della tradizione giuridica romana. Questo obiettivo fu raggiunto tramite la realizzazione del “CORPUS IURIS CIVILIS” (“CORPO DI DIRITTO CIVILE”), cioè una raccolta di tutte le leggi romane emanate dall'imperatore Adriano in poi.



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