La natura razionale della fede

Tratto da IL DEBITO DEL CRISTINESIMO DELLE ORIGINI NEI CONFRONTI DELLA FILOSOFIA. IL RAPPORTO TRA RAGIONE E FEDE.

 Il pensiero di Agostino è caratterizzato da un’indissolubile complementarietà tra ragione filosofica e fede, situandosi sulla linea di sviluppo di Clemente e Origene, nelle cui filosofie, come abbiamo già visto, il pensiero critico aveva un ruolo non marginale. Sebbene Agostino limiti l’attività razionale entro i confini della fede, è anche vero che egli, rispetto ai suoi predecessori, pone l’accento sulla sua importanza con maggior forza. L’uso della ragione, infatti, trova piena legittimazione nella natura umana, poiché essa è dono ricevuto da Dio da utilizzare all’interno di tutta l’esperienza umana. Nella vita associata, ad esempio, Agostino sostiene la sua importanza ai fini di un retto agire morale: «Chi è impegnato nella vita pubblica e politica deve ricorrere al pensiero filosofico se vuole emettere giudizi critici». La ragione filosofica è a fondamento della rettitudine non solo nelle relazioni fra gli uomini, ma anche in ambito religioso, poiché essa è strumento volto sia a evitare deviazioni eretiche, sia a chiarire il messaggio evangelico. La conoscenza filosofica, di conseguenza, conduce l’uomo lontano da cattive interpretazioni scritturali. Sebbene la Bibbia riveli la vera saggezza divina, la ragione umana svolge una funzione tutt’altro che irrilevante nella scoperta e nel chiarimento di questa saggezza. La vita dell’uomo, sebbene cristianamente sottoposta all’autorità del Cristo, non si esaurisce nella sola obbedienza, ma esige un proprio apporto attivo. È fuor di dubbio che l’iniziativa razionale concessa all’uomo sia legata all’esistenza del libero arbitrio, il quale esige che l’uomo, con le sue sole forze, si elevi verso quel desiderio di salvezza che possa condurlo all’incontro con la Grazia divina. L’uomo, insomma, per elevarsi a Gesù Cristo, non può prescindere dal pensiero critico razionale, poiché Cristo è la suprema ragione . Questo significa che Dio, in quanto approdo ultimo dell’aspirazione umana, ha natura razionale, e sul terreno della ragione avverrà il ricongiungimento tra uomo e Dio. 

Ma se la strada verso Dio implica l’uso della ragione, come si giustifica la presenza della fede? Fede e ragione, come in un’armonia prestabilita, conducono al riconoscimento della medesima verità. L’oggetto, insomma, è identico; solo che l’autorità di Cristo lo impartisce come ordine, la ragione filosofica lo comprende solo dopo. La fede, tramite l’obbedienza, esige sin da subito quel consenso che la ragione, per via della sua debolezza, riconoscerà solo dopo. Insomma, nel percorso verso la rettitudine morale, la fede obbliga l’uomo verso un adeguato agire proprio per non lasciarlo privo di una guida morale. L’eteronomia etica, così, riduce i rischi dell’anima; ma solo quando l’uomo, tramite il lungo e meditato discorso filosofico – razionale, comprenderà la ragionevolezza dell’ordine esterno dato dalla fede. Il rapporto tra fede e ragione non si esaurisce qui. Uno degli aspetti più controversi è rappresentato dall’apparizione, al cuore della fede cristiana, di un dubbio strutturale.
La precarietà della fede esige un ancoraggio a qualcosa di razionale, e l’unico a poter dare un fondamento del genere è Dio. Per dimostrare che Dio è ragione, egli rielabora la dottrina platonica delle idee, affermando che i criteri razionali di pensabilità delle cose non sono altro che i pensieri di Dio. Così facendo, Agostino fonda la razionalità delle fede sulla razionalità divina.


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